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Agrigento: donna morì in corsia, medico a giudizio

AGRIGENTO. «Problemi cardiaci scambiati per un colpo di freddo dovuto al condizionatore»: il medico Rosa Manuele, sanitario in servizio al pronto soccorso, accusata di omicidio colposo per una presunta errata diagnosi che avrebbe portato alla morte di una donna di 36 anni di Porto Empedocle, è stata rinviata a giudizio. Lo ha deciso ieri pomeriggio, accogliendo le richieste della Procura e dei difensori di parte civile, il gup Stefano Zammuto. Maria Vaccaro, la donna di Porto Empedocle, morta il 27 luglio del 2012 dopo il ricovero all’ospedale San Giovanni di Dio, secondo quanto ha accertato l’indagine sarebbe stata uccisa da una “sindrome coronarica acuta”. Il medico, difeso dagli avvocati Ninni Giardina e Salvatore Cannata, secondo la ricostruzione dell’episodio, avrebbe pensato a dei banali dolori dovuti al condizionatore. L’inchiesta è scattata sulla base di un esposto dei familiari della donna che si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Gianfranco Pilato, Antonino Manto e Santo Lucia. La prima udienza del dibattimento è in programma il 2 ottobre davanti al giudice monocratico Francesco Paolo Pizzo. Nell’inchiesta in un primo momento erano stati coinvolti altri quattro medici ma la loro posizione è stata archiviata perchè “sarebbe stata solo la dottoressa Manuele a trattare il caso”. Sulla base delle indagini è stata esclusa la responsabilità di una cardiologa e, soprattutto, di un altro medico del pronto soccorso che terminò il turno dopo avere passato le consegne al medico Rosa Manuele. Il marito della donna, Filippo Principato, 47 anni, assistito dall’avvocato Pilato, qualche ora dopo la morte della moglie, ha presentato una dettagliata denuncia con la quale segnalava “omissioni e negligenze”. Sostiene che la moglie sarebbe stata ignorata per oltre mezz’ora al Pronto Soccorso, che le sarebbe stato detto di non avere alcuna patologia e che i dolori al braccio e alle spalle sarebbero stati causati dall’aria condizionata. La donna è morta poco prima di essere sottoposta ad alcune radiografie. Il medico legale Giuseppe Ragazzi, incaricato dalla Procura di accertare le cause della morte, è arrivato alla conclusione che si è trattato di una “sindrome coronarica acuta”, una riduzione del flusso sanguigno al cuore che – secondo il pm Luca Sciarretta, titolare dell’inchiesta prima del trasferimento – poteva essere curata se ci fosse stata maggiore tempestività. L’imputata, rilasciando spontanee dichiarazioni nel corso dell’udienza precedente, aveva invece cercato di confutare le conclusioni del medico legale. Per il giudice, però, ci sono gli elementi per approfondire i fatti in un processo.

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