AGRIGENTO. "Sono addolorata per quella tragedia ma non ho alcuna responsabilità, ho fatto il mio dovere fino in fondo": il medico Rosa Manuele, sanitario in servizio al pronto soccorso, accusata di omicidio colposo per una presunta errata diagnosi che avrebbe portato alla morte di una donna, si difende. È iniziata ieri mattina, davanti al gup Stefano Zammuto, l'udienza preliminare a carico del medico, imputata di omicidio colposo. Maria Vaccaro, la donna di Porto Empedocle, morta il 27 luglio del 2012 dopo il ricovero in ospedale, sarebbe stata uccisa da una "sindrome coronarica acuta". Il medico - secondo la ricostruzione dell'episodio - avrebbe pensato a dei banali dolori dovuti al condizionatore. Meno di un anno dopo la tragedia il pubblico ministero Luca Sciarretta concluse le indagini chiedendo l'archiviazione dell'inchiesta a carico di quattro medici e il solo rinvio a giudizio di Rosa Manuele. La posizione dei medici è stata chiusa con l'archiviazione ratificata dal gip in quanto "sarebbe stata solo la dottoressa Manuele a trattare il caso". Ieri è invece iniziata l'udienza preliminare a carico del sanitario che ha rilasciato dichiarazioni spontanee. L'avvocato Gianfranco Pilato, al quale si è rivolto Filippo Principato, 47 anni, il marito della donna, madre di due figli, si è costituito parte civile. Lo stesso hanno fatto altri familiari con l'assistenza degli avvocati Santo Lucia, Giuseppe Lauricella e Antonino Manto. L'indagine è stata avviata dopo un esposto di Principato. L'uomo, segnalava "omissioni e negligenze". Sostiene che la moglie sarebbe stata ignorata per oltre mezz'ora al Pronto Soccorso e che le sarebbe stato detto di non avere alcuna patologia e che i dolori al braccio e alle spalle sarebbero stati causati dall'aria condizionata. La donna è morta poco prima di essere sottoposta ad alcune radiografie "sollecitate - secondo il marito - con insistenza". Il pm Sciarretta incaricò i carabinieri di sequestrare la cartella clinica. Il medico legale Giuseppe Ragazzi di Catania, incaricato dalla Procura di accertare le cause della morte, è arrivato alla conclusione che si è trattato di una "sindrome coronarica acuta", una riduzione del flusso sanguigno al cuore che - secondo il pm - poteva essere curata se ci fosse stata maggiore tempestività. Proprio questa consulenza è stata messa in discussione ieri dall'imputata. I suoi difensori, gli avvocati Ninni Giardina e Salvatore Cannata, hanno chiesto di produrre un'altra consulenza, eseguita dallo stesso Ragazzi, che esaminando un caso analogo avrebbe invece escluso qualsiasi responsabilità. Il giudice deciderà 17 giugno.
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