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«A Canicattì per la Tac? Non è disservizio» Scontro dopo le dichiarazioni di Zambuto

Stazionarie le condizioni cliniche della neomamma di Agrigento in coma dopo il parto. Oggi saranno celebrati i funerali del pensionato di Favara morto per un aneurisma

CANICATTI'. L'unica Tac dell'ospedale "San Giovanni di Dio" di Agrigento dovrebbe essere - dopo 14 giorni di inutilizzo - riparata. I disagi, per chi è ricoverato o per chi arriva in pronto soccorso, dovrebbero venire meno. Non accennano, invece, a diminuire le polemiche: il presidente del gruppo Udc e componente della commissione Sanità all'Ars, Lillo Firetto, ieri, con una nota stampa, ha "contestato le giustificazioni dei vertici dell'Asp". «La giustificazione del direttore sanitario aziendale del "San Giovanni di Dio", Alfredo Zambuto secondo cui, in relazione alla mancanza della Tac, non sarebbe un disservizio rivolgersi ad ospedali vicini, è gravissima» - ha scritto Firetto - . "Per un esame ormai banale di Tac, un ospedale provinciale come il "San Giovanni di Dio" di Agrigento - ha incalzato il deputato regionale - non può caricare i pazienti su un'ambulanza e trasferirli a 30 chilometri di distanza per effettuare l'esame". I pazienti che, in questi 14 giorni, hanno avuto bisogno di essere sottoposti a Tac sono stati, infatti, trasferiti all'ospedale di Canicattì. Il direttore sanitario dell'ospedale "San Giovanni di Dio", a margine della conferenza stampa di domenica mattina, aveva anche rivolto un sentito ringraziamento ai colleghi di Canicattì "per essersi sobbarcati il grande lavoro di diagnosi attraverso la Tac". "L'ospedale di Agrigento, nel 2014, - ha concluso Firetto, riprendendo un appello già lanciato nelle scorse settimane - non può non avere il servizio di risonanza magnetica". Impossibile ieri pomeriggio riuscire a rintracciare telefonicamente il direttore sanitario dell'Asp Zambuto per sapere se volesse o meno replicare a Firetto. L'ospedale di Agrigento è finito nel vortice delle polemiche per il guasto dell'unica Tac disponibile. Ma anche nel mirino delle inchieste della Procura per due presunti casi di malasanità nell'arco di poco tempo: il decesso del ragioniere Salvatore Calzarano, 65 anni, di Favara; e prima ancora per le complicazioni, dopo il parto cesareo, che hanno ridotto in coma - in seguito ad una emorragia cerebrale - la neomamma Mariagrazia di 29 anni. Stamani, alla camera mortuaria del nosocomio di contrada Consolida, un medico legale dell'università di Palermo effettuerà l'autopsia sulla salma di Calzarano, deceduto all'alba di sabato per una aneurisma alla aorta toracica. Restano, intanto, stazionarie le condizioni cliniche della neomamma di Agrigento, Mariagrazia, che è ricoverata alla Rianimazione dell'ospedale "Sant'Elia" di Caltanissetta. 

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