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Papa a Lampedusa all’insegna dell’austerity

Per Francesco niente tappeto rosso né cerimoniale. Arriverà con l’aereo di Stato: aveva chiesto di prenotare 4 biglietti economy al call center Alitalia

LAMPEDUSA. Vita austera e semplice fino alla fine, anche da Pontefice. Quando Bergoglio non era ancora Papa aveva già impresso alla sua vita il marchio della sobrietà. Vivere secondo volontà di Dio e solo per l'essenziale. Il resto è superfluo, vanità. È stato così fino a pochi giorni fa, fino alla nomina cardinalizia. E da porporato conduceva una vita modesta, umile. Niente autisti, né benefit, né privilegi. Le giornate trascorrevano tra un sorso di mate e un viaggio nelle periferie, che nel Sudamerica sono solo sinonimo di sofferenza. E tra gli ultimi della sua nazione Bergoglio andava con la «subte», la metropolitana, o il «colecitivo numero 70», il bus urbano di Buenos Aires color verde bottiglia. Nominato Papa ha continuato per la sua strada, senza smettere mai per un solo istante: povertà, innanzitutto povertà. Lo ha fatto capire già dal nome scelto per il suo pontificato, Francesco, in nome del Santo di Assisi che della povertà è diventato emblema e vanto stessa della Chiesa. Ma nessuno lo aveva mai emulato fino a prenderne il nome. Nessuno aveva messo i propri piedi sulle orme del fraticello vissuto agli albori del Medioevo. Che di svolta si trattava si era già capito per la storia dell'anello, della croce del suo abito con metalli meno preziosi dell'oro, per la decisione di rinunciare agli appartamenti. La svolta si è capita maggiormente ora che c'era da organizzare il viaggio a Lampedusa. Raccontano gli ambienti vaticani che lui stesso aveva dato mandato alla segreteria di chiamare il call center dell'Alitalia per prenotare quattro biglietti classe economy sul volo che collega Roma con le isole Pelagie. Niente tappeto rosso fino alla scaletta, niente picchetto d'onore. Niente cerimoniale. Un viaggio penitenziale fino all'ultimo pezzo d'Italia dove le storie di speranza e di morte da decenni uniscono le sorti di migliaia di migranti molti dei quali hanno perso la vita per le omissioni di chi avrebbe dovuto aiutarli. Questa era l'idea di papa Francesco, pronto a rinunciare all'aereo di Stato pur di non tradire il principio alla sobrietà. Gli sarebbero bastati quattro posti sul volo giornaliero dell'Alitalia, ma non ha pensato che questo semplice gesto avrebbe creato un piccolo corto circuito diplomatico-istituzionale tra la Santa Sede e lo Stato italiano. Tutto chiarito in poche ore. L'aereo di Stato ci sarà, ma come unica concessione di cortesia del nostro governo. Per il resto prevarranno le indicazioni dettate da Bergoglio. Dunque niente seguito di politici e rappresentenza del clero, ridotta ai minimi termini. Non ci sarà neanche la papamobile, ma un'auto qualsiasi. Meglio se di un isolano, hanno detto da Roma. Così si è fatto avanti un imprenditore milanese che ha messo la disposizione la propria «campagnola» Fiat. Il Papa la utilizzerà per raggiungere lo stadio (dove celebrerà messa) dal molo Favarolo, quello dove sono approdati tutti i disperati provenienti dal Nordafrica. Niente convogli in mare per il lancio di una corona di fiori in ricordo dei migranti morti, ad eccezione di un paio di unità della Guardia costiera e delle barche dei pescatori. Niente corteo con autoblù. Ma solo auto di parroci agrigentini giunti a Lampedusa per seguire l'evento storico. Al Papa farà da autista don Giuseppe Calandra, il segretario del vescovo: ha una Golf un po' acciaccata, dal colore azzuro. Come il mare blu di Lampedusa. «Il silenzio e l'indifferenza che in questi anni hanno coperto il dramma dell'immigrazione saranno squarciati dalle parole di Papa Francesco. Mi auguro - dice il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini - che anche le istituzioni italiane sappiano cogliere il suo monito, assumendosi impegni concreti che segnino un netto cambio di rotta rispetto alle politiche che hanno concepito leggi come la Bossi-Fini e i respingimenti in mare. Senza dimenticare l'ignobile reato di immigrazione clandestina». Un primo miracolo è già avvenuto. A partire da mercoledì, sulla tratta Porto Empedocle - Linosa - Lampedusa, il traghetto «Paolo Veronese» sarà affiancato da una seconda nave: la «Adriatica», appositamente noleggiata dalla compagnia delle Isole, che ieri ha mollato gli ormeggi, da Gibilterra, per raggiungere Lampedusa. L'affiancamento durerà tutta l'estate. Poi si tornerà alla normalità, a sognare per non morire. Tranne che le parole del Papa non riescano, davvero, a scuotere le coscienze. A far nascere germogli nuovi in una terra tricolore che geologicamente appartiene all'Africa. Una scheggia del sud del mondo che apre le porte all'Europa.

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