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Un pacco dall'America, Cutrano ricorda il terremoto del Belice vissuto da bambino

Ieri  pomeriggio ,nella splendida cornice del palazzo Panitteri di Sambuca di Sicilia, si è tenuta la presentazione del libro " Un pacco dall'America" di Leonardo Cutrano. L'autore ha dialogato con il pubblico e il moderatore Erina Mulè. Nel corso della serata ,allietata da brani musicali e dalla lettura di alcuni passi del testo, è intervenuto il sindaco di Sambuca di Sicilia,Leo Ciaccio.

Si racconta di un sisma, quello del 68 nella valle del Belice, vissuto da un bambino. Attraverso la narrazione di quella terribile notte si intrecciano i ricordi d'infanzia, dei vicoli del paese e dello sposalizio della cugina Rosa, l'amore per il mare, della propria terra. Un pacco pieno di ricordi, ha sottolineato Cutrano.

"Era il 1968,il 14 gennaio,di notte e la terra tremò nella valle del Belìce...  Qui dormono i miei cari. Ed io,a soli tre anni,ricordo ancora il "boato"...mentre un giornalista di allora annuncio' a tutta l'Italia che la valle del Belìce(pronunciando il nome omettendo l'accento sulla prima i)aveva tremato - racconta ancora Cutrano - Oggi,a distanza di 55 anni ,una mostra di immagini in bianco e nero ,nel museo di Santa Margherita di Belìce,ricavato da una delle chiese "sventrate" a causa della calamita' che duro' circa 87 secondi e che ancora oggi, nonostante qualche restauro ,rappresenti l'emblema di quella notte di meta' Gennaio,che ridusse una parte della Sicilia in un cumulo di macerie...quindi la gente...la gente fotografata subito dopo il sisma,si, perché il nord doveva conoscere quello che era successo per rendersi conto,per poter soccorrere quella gente...quella bella e semplice gente che per piu' di 30 anni rimase nelle "baracche", sfidando la vita stessa e quante umiliazioni, l'abbandono, il dolore, la dignita'...proprio in quella splendida vallata, unica per i suoi aranceti, i limoneti, per le sue belle case e per le sue belle chiese... distrutta in un attimo e quanta attesa nei volti di quella gente,la mia gente...la nostra gente,la gente di tutti ...che oggi,a distanza di decenni, ha ricostruito la propria dignita',la voglia di ricominciare...e in quegli attimi ,per tanti anni il nostro Stato non era lì ...'tanta gente immortalata nei bellissimi fotogrammi d'epoca,nelle pagine del giornale ... in tanti racconti e c' è anche il mio " un pacco dall' America"...e in quel pacco non vi abbiamo trovato nulla,non è mai stato aperto ,mai trovato,forse finito tra le tante cose perse durante il sisma".
"Poi la gente ...vuole ricominciare e nelle loro tendopoli si affanna a svolgere le faccende di sempre...donne e madri impegnate nella vita di ogni giorno che passa, dopo il sisma, a lavorare per i loro uomini, per i propri figli...e gli uomini al lavoro.. bisogna alzarsi... non esiste Sicilia più bella, quella di quei momenti, che mi ha commosso e tenuto con il fiato sospeso, perchè  la mia memoria ha provato un sussulto di emozioni che voglio comunicarvi".

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