AGRIGENTO. Tesori che vanno, fanno giri immensi e ritornano. Nel Settecento a Londra e dintorni c’era una moda, quando si raggiungeva la maggiore età e sopratutto una certa autonomia economica occorreva andare alla conquista del mondo, in nome della cultura. Così, a più riprese, plotoni di piccoli lord sono arrivati fino al lembo di terra che «guarda al mare africano». Agrigento per l’appunto, dove della cultura si sapeva poco e le pecore e le capre girgentane (quelli con le corna attorcigliate) si pascolavano tra i ruderi dei templi greci. Agli aristocratici lord venne facile insediarsi, e soggiornare, così da trovarsi non bene, ma di più, durante il loro soggiorno. Al rientro in patria non seppero, però, trattenere la voglia di portare con se un pezzo di quel paradiso della storia.
Fu così che nel Settecento, ed anche molto dopo, monete, crateri, lucerne, statue, e tutto quel ben di dio che il mondo ellenistico aveva portato ad Akragas , superarono la Manica e raggiunsero il grigiore di Londra. Che a questi reperti offrì una collocazione di riguardo: il British Museum, dove sono rimasti custoditi fino all’altro ieri. Poi all’Ente Parco della Valle dei templi è arrivato il direttore Giuseppe Parello, che ha firmato una intesa con i colleghi inglesi. E così tutte quelle tracce sono tornate ad Agrigento. Da ieri pomeriggio, e fino al 13 ottobre, saranno in mostra nella cosiddetta Villa Aurea.
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