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Racket del caro estinto nell'Agrigentino, condanna definitiva per quattro

Condanna definitiva per i quattro imputati del processo scaturito dall’inchiesta «Vultur» che ipotizzava la riorganizzazione delle famiglie mafiose di Canicattì e Camastra attraverso due boss esperti che erano tornati operativi dopo le precedenti condanne. Il verdetto è stato emesso dalla Cassazione che ha rigettato i ricorsi della difesa. La sentenza è stata confermata, senza modifiche, in tutti i gradi di giudizio. Diciassette anni e 6 mesi di reclusione sono stati inflitti a Rosario Meli, 74 anni, ritenuto il capo della famiglia di Camastra e personaggio principale dell’inchiesta; 14 anni e 6 mesi al figlio Vincenzo Meli, 52 anni, accusato di avere gestito gli affari della famiglia di Cosa Nostra in paese e 13 anni e 6 mesi al tabaccaio di Camastra Calogero Piombo, 71 anni, ritenuto il «cassiere» della cosca: all’interno del suo negozio, secondo quanto ha accertato il processo, si sono tenuti summit di Cosa Nostra e sarebbero stati spartiti i proventi delle estorsioni.

Ventidue anni, in continuazione con altre due condanne precedenti, sono stati inflitti, infine, a Calogero Di Caro, 76 anni, anche lui, come Rosario Meli, detto «u puparu», già condannato in passato per mafia e ritenuto il nuovo capomafia di Canicattì. Il ruolo di Di Caro successivo all’inchiesta Vultur, peraltro, sarebbe stato confermato anche dalle inchieste «Xydi» e «Condor». Il processo ha accertato anche un giro di estorsioni che Rosario Meli e Piombo hanno cercato di imporre a Vincenzo De Marco e Bruno Forti, soci della «San Giuseppe sas», che si occupa di onoranze funebri. L’operazione, eseguita dalla squadra mobile, è scattata il 7 luglio del 2016. Ai due imprenditori - costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Giuseppe Scozzari e Teresa Alba Raguccia -, secondo quanto ha accertato il processo, sono stati chiesti 600 euro per ogni funerale che effettuavano con la loro agenzia. Meli, sulla questione, ha sempre sostenuto di essersi limitato a fare alcune richieste legittime legate al precedente rapporto di socio con uno dei due imprenditori che lo ha denunciato. In seguito all’inchiesta il Comune di Camastra è stato pure sciolto per infiltrazioni della criminalità organizzata.

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