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A Menfi un avvocato che combatte in Ucraina: «Ho visto gli stupri, una 14enne violentata da 9 soldati russi»

Ha quarantasei anni, fa l’avvocato ed è georgiano. Da un mese Roman Pharulava combatte in Ucraina per difendere i suoi «fratelli». È arrivato a Menfi con sua moglie Rusudan Galdava mercoledì sera e si sono occupati personalmente di fare arrivare 34 persone che fuggono dalla guerra e che sono state affidate a famiglie di Menfi. L’iniziativa, sostenuta e voluta fortemente da Lea Amella, fondatrice dell’associazione «Libellula», è stata accolta con entusiasmo dal sindaco Marilena Mauceri, che con l’aiuto prezioso di Amella, è riuscita a assicurare loro un tetto e famiglie che si prenderanno cura di loro. Ci sono mamme con i loro piccoli, bambini orfani e ragazzini. Hanno tutti come tutori la coppia formata da Roman e Rusudan. Un legame con Menfi, quello di Rusudan che risale a quando il paese siciliano dava ospitalità ai figli dei profughi di guerra georgiani. Lei, infatti, fu affidata alla famiglia della fondatrice dell’associazione Lea Amella, con la quale non ha mai perso i contatti, anzi per lei è una seconda mamma. Adesso, suo marito, dopo aver portato i giovani ucraini a Menfi, tornerà a combattere.

«Mia nonna è ucraina - ha raccontato Roman - e ho tanti amici. Ho deciso momentaneamente di lasciare la toga per difendere questo popolo. Al nono giorno dall’inizio della guerra, sono subito andato sul posto, non posso dire il punto preciso dove tornerò per motivi di sicurezza. Quello che ho visto con i miei occhi è terribile. Un massacro. Ragazzine violentate da soldati russi. Una in particolare mi è rimasta impressa e sono ancora sconvolto. Una dolce ragazzina è rimasta a soli 14 anni incinta dopo avere subito abusi da nove soldati. Non c’è nessuna fake news. È tutto vero. Io rimarrò in Ucraina fin quando non finirà la guerra. Ho visto tanti amici morire. Mia moglie tornerà in Georgia e mi sostiene. Quanta gente viene massacrata ogni giorno. I loro corpi continuano ad essere martoriati dai carri armati guidati da sadici soldati russi. Atrocità assurde. Cercherò di far arrivare tramite Lea Amella altri ragazzi, mogli, madri, bambini. Sono legato anch’io a Menfi e spero che troveremo altre famiglie disposte ad ospitarli».

C’è già una lista di altri 14 ragazzi e l’associazione «Libellula» fa sapere che attende famiglie pronte ad accoglierli.
Sono arrivati ieri sera i 34 giovani ucraini. «Ovviamente non è un’adozione ma un affidamento temporaneo - spiega Amella - di un anno, attualmente, che potrà protrarsi anche per un altro anno ancora».

Amella, palermitana di origine, ma menfitana di adozione, costituì nel lontano ’95 l’associazione «Libellula» in seguito ad un progetto di legalità finalizzato all’accoglienza di bambini profughi di guerra da paesi extracomunitari. L’associazione, dopo numerose richieste di aiuto provenienti dalla Georgia, il 25 febbraio del ’96 fece arrivare a Menfi 156 tra bambini ed accompagnatori, metà a famiglie di Palermo e metà a famiglie di Menfi.

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