Una villa di Canicattì confiscata a boss di mafia diventerà un santuario in onore del beato giudice Rosaio Angelo Livatino. La struttura fungerà anche da centro congressi e museo della legalità. Il progetto è stato illustrato al sindaco Ettore Di Ventura dall'Associazione amici del giudice Rosario Angelo Livatino, la Cooperativa Lavoro e non solo e il Centro Pio La Torre che con il comune di Canicattì condivide un protocollo per la legalità sottoscritto quattro anni fa.
“A coronamento della beatificazione del giudice Rosario Angelo Livatino riteniamo indispensabile realizzare un santuario con annessi centro congressi e museo della legalità in un fondo confiscato alla mafia che ancora il Comune non ha assegnato alla comunità per il riutilizzo sociale previsto dalla legge”, si legge nel documento.
La struttura sorgerà in un fondo confiscato al boss Calogero Di Caro in contrada Cuccavecchia. Dista meno di un chilometro in linea d’aria dal primo ingresso a Canicattì sulla statale per Licata lungo la quale è l'accesso principale al terreno. La superficie è di circa 4 ettari in parte coltivati ad uliveto con piante secolari in stato di abbandono. Al centro del fondo insiste un caseggiato nobiliare edificato tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. La superficie dell'immobile, su due elevazioni, è di circa 250 metri quadri per piano. Al pianterreno ci sono i magazzini e al piano nobile una serie di ampie stanze con i servizi. Nel fondo e nelle adiacenze del corpo principale sono presenti altri magazzini, un antico pozzo-cisterna di accumulo ed altri beni strumentali definibili anche storici per l’importanza etno-antropologico nonché di archeologia agricola. Di recente è stato pubblicato il bando per affidare il fondo in concessione per il riutilizzo sociale i cui termini scadono a fine mese.
“Ora il bene può risorgere a nuova vita con la realizzazione del Santuario per il Beato Rosario Livatino, un centro congressi e una struttura museale improntata ai valori della legalità e della lotta alla mafia che ospiterà diversi reperti, una biblioteca e anche l'auto su cui viaggiava il magistrato canicattinese ucciso dai mafiosi”, continua la nota. Il progetto verrà integrato con la Casa Museo Livatino in fase di realizzazione nell'abitazione dove visse il magistrato sino al giorno della morte. La casa, ubicata nel centro cittadino, conserva ancora libri e arredi come li ha lasciati il giudice Livatino quel giorno fatale in cui uscì per andare in tribunale ma cadde in un agguato mafioso.
“Si aggiungano anche i naturali risvolti economici ed occupazionali dell'iniziativa per tutto il territorio - sottolineano i proponenti -. Il flusso turistico religioso e di impegno civile, collegato anche al santuario del venerabile Padre Gioacchino La Lomia per cui è in corso un'altra causa di beatificazione – e che già attira numerosi fedeli -, genererà la nascita di decine di attività imprenditoriali con strutture ricettive e di ristoro, gestione di servizi e produzione di prodotti culturali e d'informazione che orbiteranno nell'indotto”.
Individuate anche le possibili linee di finanziamento che il comune potrà utilizzare. L'opera potrebbe essere realizzata con i fondi del Pon Legalità gestito dal Viminale. Come l'Asse 3 che punta a favorire l’inclusione sociale attraverso il recupero dei patrimoni confiscati e di altri beni del patrimonio pubblico che ha una dotazione finanziaria pari a 55.720.000 euro cofinanziata dal FESR. O altri canali quali la Fondazione con il Sud che dispone di linee di intervento dedicate al recupero e alla valorizzazione per fini sociali dei beni confiscati. Non escluse specifiche attività di crowdfunding che si riterranno necessarie. Disponile anche lo strumento Elena della Bei. Alla Banca europea degli investimenti sono disponibili fondi pari a circa 100 milioni per lo strumento di assistenza tecnica European local energy assistance (Elena) avviato, congiuntamente alla Commissione europea, per la riqualificazione di edifici di particolare valore per la collettività.
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