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L’Akragas nel baratro, Firetto: servono soldi ma l’economia della città è povera

Calogero Firetto

«Ce l’ho messa tutta ma la città non mi ha voluto e gli iraniani si sono tirati indietro»: con queste poche parole, dopo un anno di lunghissima agonia, fra esilio, sconfitte e penalizzazioni, il presidente dell’Akragas Silvio Alessi ha ufficializzato, venerdì sera, la mancata iscrizione del club al campionato di Serie D. La città, dopo cortei e proteste, ha accettato un po’ passivamente il funerale del calcio ad Agrigento. I commenti sono soprattutto social, nei vari gruppi creati appositamente in questi «anni d’oro» e destinati a cambiare oggetto o scomparire nonostante le migliaia di iscritti. Qualcuno dà la colpa alla politica e al Comune.

Il sindaco Calogero Firetto non ci sta. «Non vedo cosa potrebbe fare la politica e il sindaco di una città con le casse vuote. Mi sono speso in tutti questi anni – ha aggiunto Firetto – per fare quanto era nelle mie possibilità. Abbiamo messo a disposizione lo stadio stipulando un’apposita convenzione in tempi rapidi e con la piena approvazione della dirigenza. Abbiamo cercato di compulsare alcuni imprenditori - dice ancora - ma abbiamo le armi spuntate. In questa città l’economia è povera, i grossi imprenditori non hanno alcuna intenzione di investire nell’Akragas».

 

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