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Viaggiare su un filo d’olio: i detenuti del carcere di Agrigento realizzano l'extravergine d’oliva La Rupe

Massimo Carlino e Anna Puci
Massimo Carlino e Anna Puci

Un filo d’olio come filo di speranza, di riscatto e di rinascita. È questo il cuore del progetto Viaggiare su un filo d’olio, nato dalla collaborazione tra la casa circondariale Pasquale Di Lorenzo di Agrigento e Val Paradiso, realtà d’eccellenza dell’olivicoltura siciliana. Un’iniziativa che intreccia territorio, formazione e reinserimento sociale, offrendo ai detenuti un’opportunità concreta di crescita personale e professionale, a partire dalla terra. Lunedì 16 giugno, presso la sede dell’istituto penitenziario, si è tenuta la presentazione ufficiale dell’olio extravergine d’oliva La Rupe, frutto delle olive coltivate all’interno del tenimento agricolo della struttura, raccolte a mano dai detenuti e lavorate nel frantoio dell’azienda Val Paradiso.

L’evento ha visto la partecipazione di Anna Puci, direttore della casa circondariale,  Giuseppe Di Miceli, responsabile dell’area trattamentale, dell’agrotecnico dell’istituto Giovanni Alati e dell’agronomo Matteo Vetro per Val Paradiso, insieme a Massimo e Desiderio Carlino, titolari dell’azienda, con la conduzione del giornalista Adalberto Catanzaro. Al termine della conferenza i presenti hanno fatto una degustazione guidata dell’olio La Rupe, accompagnata da un assaggio di pane e olio, a simboleggiare la semplicità e la forza di un progetto profondamente umano.

L’evento è stato un’occasione per raccontare i risultati ottenuti, riflettere sull’impatto del progetto e annunciare le novità in programma per la prossima edizione. Per il 2025, infatti, l’iniziativa si arricchirà con un modulo formativo avanzato, volto a trasmettere ai detenuti conoscenze sull’intera filiera dell’olio d’oliva: dalla raccolta alla trasformazione, fino alla progettazione dell’ etichetta e alla promozione del prodotto sui canali digitali e social. Un percorso completo, che affianca al lavoro agricolo competenze in ambiti creativi e commerciali. Avviato nell’autunno 2024, Viaggiare su un filo d’olio ha rappresentato un esempio virtuoso di agricoltura sociale, trasformando un uliveto in una opportunità di riscatto e formazione. Grazie alla visione del Direttore Anna Puci e alla disponibilità di Val Paradiso, i detenuti hanno potuto sperimentare la fatica del lavoro, il valore della collaborazione e la bellezza del prendersi cura. Le bottiglie prodotte, non destinate alla vendita ma donate in beneficenza alle Istituzioni, veicolano un messaggio potente: anche dietro le mura di un carcere può nascere qualcosa di prezioso, capace di raccontare impegno, altruismo e desiderio di riscatto.

«Viaggiare su un filo d’oro – ha dichiarato Anna Puci – è modo di rieducare, dare una possibilità, un’alternativa e trovare appunto il contatto con quello che è il mondo esterno con quello che è il lavoro, con quella che è la terra, il primo contatto dell’essere umano. Quindi tornare alle proprie radici, riuscire a riconnettersi con l’essenza e con la natura dell’essere umano. Questa è la mission dell’amministrazione penitenziaria, questo è lo scopo che dobbiamo perseguire. I detenuti impiegati nella lavorazione sono stati quattro. Erano tutti detenuti a trattamento intensificato, i cosiddetti articolo 21 che hanno già la possibilità di poter espletare delle attività lavorative all’interno del penitenziario e anche fuori. Sono stati impegnati anche in lavori di pubblica utilità che tutt’ora continuano a portare avanti. Viaggiare su un filo d’olio è un’attività che continuerà e che speriamo di poter fare evolvere».

Per il titolare di Val Paradiso Massimo Carlino, «è stata un’iniziativa voluta dal penitenziario e noi in questo viaggio siamo stati una tappa. I detenuti coinvolti nel progetto si sono occupati della raccolta delle olive, noi siamo intervenuti negli step successivi con la frantumazione delle olive, nella produzione dell’olio extravergine d’oliva, dello stoccaggio, dell’imbottigliamento e abbiamo dato anche un contributo per quanto riguarda l’aspetto dell’etichetta e della parte burocratica amministrativa. Come Val Paradiso siamo profondamente orgogliosi di essere stati scelti come partner del progetto e siamo riconoscenti verso chi ha immaginato tutto ciò, coinvolgendoci in questo viaggio. Grazie a questo progetto abbiamo capito che il frantoio poteva diventare molto più di un luogo dove si fa l’olio , poteva trasformarsi in un vero e proprio laboratorio del fare, del sapere, di rinascita, di speranza».

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