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L'arcivescovo di Agrigento Damiano dopo l'ultimo naufragio: «Il numero di morti in fondo al mare è ormai impossibile da definire»

L’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, all’indomani del naufragio a seguito del quale sono stati salvati soltanto 7 siriani, torna a chiedere con forza interventi per evitare i morti in mare. «Mentre si avvicina la data del 3 ottobre, in cui si farà memoria non solo delle vittime di quel tragico evento del 2013, ma di tutte le vittime del mare il cui numero è ormai impossibile da definire - dice il vescovo -, una nuova tragedia trova spazio fra le righe dei notiziari italiani: l’ennesimo naufragio con altre 21 vittime, fra cui alcuni bambini. Solo in quest’anno si calcolano oltre 1.000 morti nel Mediterraneo, un numero impressionante di vite spezzate che potrebbe essere molto più elevato, stando a quanto ci riferiscono i nostri osservatori che, dalla Tunisia, hanno visto partire centinaia di barchini in lamiera affondati prima di arrivare all’orizzonte».

Secondo il presule, «ciò che impressiona è lo stupore che, ogni volta che avviene un naufragio, ci colpisce, come se fosse il primo e, soprattutto, come se non sapessimo che purtroppo non sarà di certo l’ultimo. Sappiamo che per quanto le politiche del governo stiano riducendo il numero degli arrivi, nessuna politica potrà mai riuscire a frenare del tutto i flussi migratori che coinvolgono oggi oltre 218 milioni di individui in tutto il mondo - sottolinea l’arcivescovo, riprendendo l’appello lanciato ieri dal sindaco di Lampedusa Filippo Mannino - . Occorre un cambio di paradigma nell’affrontare la questione migratoria, favorendo canali di ingresso legali e il rilascio più agevole dei visti e soprattutto incrementando notevolmente gli investimenti nella cooperazione internazionale per favorire un reale e giusto sviluppo economico dei Paesi di partenza. Ci auguriamo che il Giubileo del 2025 possa essere il tempo propizio per ritornare a parlare della remissione del debito in favore di tanti Paesi del Sud del mondo, ancora oggi soggiacenti alle influenze dei Paesi creditori».

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