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Collirio dal sangue cordonale, da Sciacca a Milano 300 dosi per rigenerare le retine danneggiate

Un nuovo successo nello studio delle cellule staminali per la banca del cordone del San Giovanni Paolo II

Riprodotta in laboratorio la congiuntiva dell'occhio umano (fonte: M. Catania, Flickr)

All’interno di un progetto di ricerca clinica finanziato dal Pnrr per la cura delle malattie oftalmiche, il reparto di Oculistica del Policlinico di Milano ha richiesto alla Banca del cordone ombelicale di Sciacca la fornitura di trecento dosi di colliri destinati alla rigenerazione delle retine danneggiate. Colliri prodotti da qualche tempo dall’unità operativa dell’ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca (la prima in Italia per numero di cordoni tipizzati e crioconservati in azoto liquido) attraverso l’utilizzo di una parte del sangue cordonale raccolto dalle donazioni delle puerpere nel momento del parto.

«Essere stati scelti dall’ospedale Maggiore per questa finalità è per noi motivo di grande soddisfazione», dice Pasquale Gallerano, direttore della Medicina trasfusionale dell’ospedale di Sciacca, di cui fa parte anche la banca saccense del cordone. «Il sangue cordonale, che prima aveva come unico scopo il trapianto di cellule staminali o la trasfusione neonatale per neonati prematuri a bassissimo peso - aggiunge Gallerano -può essere destinato anche ad altri scopi come la creazione di gel per la rigenerazione di tessuti danneggiati o, per l’appunto, di colliri per la cura delle malattie degli occhi».

Un nuovo successo nello studio delle cellule staminali per una banca del cordone come quella di Sciacca, collegata con il Centro nazionale trapianti, il Centro nazionale sangue e con il registro nazionale Ibmdr dell’ospedale Galliera di Genova. E periodicamente dal «Giovanni Paolo II» partono verso diversi Paesi del mondo sacche di sangue cordonale specificamente destinate al trapianto delle cellule staminali in pazienti, che risultino compatibili, affetti da leucemia o da altre malattie ematiche.

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