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L'auto di Livatino, simbolo del suo martirio, «non deve lasciare Canicattì»

Il sindaco Vincenzo Corbo si oppone alla proposta di trasferimento a Palermo della Ford Fiesta avanzata dal vicepresidente della commissione antimafia Ismaele Lavardera

L'auto in cui fu trovato il corpo

«È un bene culturale di Canicattì e non può essere trasferito fuori dalla nostra città. È un bene del nostro territorio e chiunque possa, eventualmente fare un atto di forza, troverà sicuramente chi si metterà di traverso». Lo ha detto il sindaco di Canicattì, Vincenzo Corbo, in merito alla proposta lanciata, nei giorni scorsi, dal vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia, Ismaele La Varvera, che pensava di trasferire l’auto del giudice-beato Rosario Angelo Livatino, a Palermo per esporla in maniera definitiva all’Ars.

La Ford Fiesta, dichiarata bene di interesse culturale nel 2017 e simbolo del martirio del giovane magistrato che era alla guida della piccola utilitaria quando la mattina del 21 settembre 1990, lungo la strada statale Agrigento-Caltanissetta, gli venne teso l’agguato mortale, è custodita da Angelo Terrana, 93 anni, esattore in pensione di Canicattì, a cui venne affidata dal padre di Rosario Livatino.

«Così come ci siamo opposti per la traslazione, da Canicattì ad Agrigento, della salma del giudice, allo stesso modo ci opporremo per non far spostare la Ford Fiesta di Livatino - ha aggiunto il sindaco Corbo -. Non può restare abbandonata a se stessa e ben venga l’esposizione, ma non può essere portata al di fuori del nostro territorio. Un plauso va fatto ad Angelo Terrana per come l’ha custodita e la sta custodendo, nel momento in cui non ci sarà più il signor Terrana poi si vedrà dove e come posizionare questa macchina che ha un valore inestimabile, ma sicuramente non potrà che essere collocata a Canicattì che ospita le spoglie del beato e non possiamo farci sottrarre qualcosa che è importante per il nostro territorio».

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