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Piantedosi a Lampedusa con Johansson, parte la sfida dei rimpatri

Si lavora al piano per le espulsioni rapide, ma nei Cpr è rivolta

Il ministro del'Interno Matteo Piantedosi

L’hotspot di Lampedusa che stamattina (martedì 4 luglio) sarà visitato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e dalla commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, apparirà lucido ed in ordine. Ma solo venerdì scorso le presenze nel centro erano oltre 3.300 - a fronte di una capienza di 400 posti - e c’è voluto un imponente sforzo logistico per trasferire le persone sulla terraferma. Oggi nessuno sbarco sull’isola, ma al Viminale non si fanno illusioni e per questo Piantedosi vuole accelerare sul piano delle «procedure accelerate di frontiera» per rimpatriare velocemente i migranti economici, quelli cioè che non ottengono la protezione internazionale e provengono da Paesi sicuri.

La commissaria Ylva Johansson è impegnata a visitare i luoghi maggiormente sottoposti alla pressione migratoria: in precedenza è stata alle Canarie e sull’isola di Lesbo. Lampedusa è il punto più caldo per la rotta che attraversa il Mediterraneo centrale. La struttura di Contrada Imbriacola dall’1 giugno è gestita dalla Croce Rossa e sono state apportate migliorie, dall’aumento delle brandine e dei bagni all’allestimento di spazi dedicati alla donne ed ai minori alla raccolta differenziata dei rifiuti.

Se il freno alle partenze si scontra con la complicata situazione in cui versano Libia e Tunisia, la scommessa del governo è quella di dare applicazione concreta al decreto Cutro nella parte che introduce, appunto, le procedure accelerate di frontiera. Si tratta, ha sottolineato il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, di «una grandissima opportunità per incrementare i rimpatri e quindi le espulsioni verso i Paesi di origine sicuri di quei richiedenti asilo che non scappano da guerre e persecuzioni». In sostanza, per chi sbarca da Paesi inseriti nella lista dei ‘sicurì ci sarà un’esame veloce delle domande di protezione internazionale presentate direttamente alla frontiera o in zone di transito. Durante l’esame il giudice può convalidare il trattenimento del migrante in apposte strutture: i Centri di permanenza per il rimpatrio attualmente operativi che si punta ad incrementare attivando aree apposite anche negli hotspot più interessati dagli arrivi, in Sicilia ed in Calabria. I giudici dovranno pronunciarsi velocemente anche sull’eventuale ricorso contro il rigetto della domanda. Proprio per il coinvolgimento dei magistrati Piantedosi ha attivato un tavolo con il guardasigilli Carlo Nordio, in modo da velocizzare i tempi. Tra i Paesi sicuri c’è anche la Costa d’Avorio, in testa tra gli arrivi di quest’anno (8mila) e la Tunisia (4.400).

Queste misure, ha sottolineato Molteni, «non ledono i diritti dei migranti anzi, sono un grande vantaggio per velocizzare le procedure, nell’ambito ovviamente delle garanzie previste, ed evitare che gli stessi migranti rimangano incastrati nel limbo infernale delle procedure d’asilo per anni». Storicamente, però, la gestione dei Cpr è stata sempre complicata, con rivolte e danneggiamenti all’ordine del giorno. Ieri è toccato al Centro di Caltanissetta, dove una cinquantina di ospiti della struttura ha protestato contro il trattenimento e l’imminente rimpatrio, lanciando sassi contro le forze dell’ordine e incendiando materassi all’interno dei padiglioni. L’intervento di polizia e carabinieri ha scongiurato il peggio.

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