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Emergenza migranti, la priorità è svuotare Lampedusa: chiesti fondi europei

L’emergenza nell’emergenza è Lampedusa. L’obiettivo più immediato è quello di alleggerire l’hotspot costantemente sovraffollato di migranti. È la priorità messa a fuoco oggi nel corso del primo confronto tra i rappresentanti del Viminale e della Protezione civile in vista dell’ordinanza che - dopo la dichiarazione dello stato di emergenza deliberato ieri dal Consiglio dei ministri - indicherà presumibilmente come commissario il prefetto Valerio Valenti. Il Governo ha chiesto anche l’assistenza finanziaria dell’Europa per affrontare la situazione critica dell’isola. Dei flussi in forte aumento, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, «difficilmente può farsi carico un solo Paese al di fuori di un’azione congiunta, lucida e ben organizzata a livello europeo».
E più partenze significano più morti. Il primo trimestre dell’anno è stato il più letale nel Mediterraneo centrale dal 2017, con 441 vittime, secondo l’Oim. Ieri sera nuovo naufragio al largo della Tunisia: oltre 60 i dispersi. Intanto, altri 397 sono stati soccorsi dalla Guardia costiera che li ha portati a Vibo Valentia. Mentre un peschereccio con circa 600 a bordo è giunto a Catania.
Uffici al lavoro, dunque, per la prima ordinanza, che sarà rilasciata in tempi brevi. Gli uffici del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, guidato proprio dal prefetto Valenti, hanno esposto le loro necessità ai tecnici della Protezione civile. La prima urgenza è appunto Lampedusa. L’hotspot ha una capienza di 400 posti, ma anche oggi si superano i mille ospiti. «Servono navi in rada pronte ad imbarcare e a trasferire i migranti sulla terraferma», chiede il sindaco, Filippo Mannino. La Difesa ha messo a disposizione unità militari per attuare più velocemente i trasferimenti. L’ordinanza consentirà di accelerare i tempi per avvalersi eventualmente anche di traghetti e mezzi civili. Mentre la Guardia costiera ha riposizionato una sua motovedetta da la Maddalena in Sardegna a Lampedusa.

Se l’isola delle Pelagie è la priorità, il Viminale lavora ad allentare la pressione sull’intero sistema di accoglienza, «in gravissimo sovraffollamento», come indica la nota dell’ultimo Consiglio dei ministri. La linea è di evitare strutture con grandi numeri, puntando invece a spalmare il più possibile gli arrivi in piccoli gruppi su tutto il territorio nazionale. Lo stato di emergenza consentirà di derogare ad alcune norme velocizzando gli affidamenti. Altro capitolo che preme a Piantedosi è quello dei Centri di permanenza per il rimpatrio: ora ne sono attivi 10 per 1.300 posti complessivi. L’obiettivo è raddoppiare arrivando a dotare di un Cpr ogni regione. C’è però chi contesta. «I Cpr, per come li abbiamo conosciuti finora, mi lasciano assolutamente perplesso, e quindi io non sono favorevole ad averne uno in Toscana», ha detto Il presidente della Regione, Eugenio Giani.

Sul fronte europeo la Commissione non commenta la dichiarazione dello stato di emergenza decisa da Roma prima di vagliare in dettaglio le misure previste, ma, fa sapere un portavoce, è «in contatto» con le autorità italiane. L’Italia, ricorda, riceve supporto dall’Ue «con un’ampia gamma di misure», compreso «l’expertise sul campo. E’ uno dei principali beneficiari del fondo per la migrazione e l’integrazione ed è anche tra i primi beneficiari nel Mediterraneo per il nuovo periodo di programmazione».
Sulle sempre più frequenti tragedie del mare oggi è intervenuto Antonio Vitorino, capo dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. «La persistente crisi umanitaria nel Mediterraneo centrale - ha affermato - è intollerabile. Con più di 20.000 morti registrati su questa rotta dal 2014, temo che queste morti si siano normalizzate». L’Oim sostiene che i ritardi nelle operazioni di ricerca e salvataggio sono stati un fattore determinante in almeno sei episodi dall’inizio dell’anno, causando la morte di 127 delle 441 persone. «Salvare vite in mare - ha sottolineato Vitorino - è un obbligo legale per gli Stati. Abbiamo bisogno di un coordinamento proattivo degli Stati negli sforzi di ricerca e salvataggio».
C’è poi il decreto legge Cutro all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato, che va convertito entro il 9 maggio. Il Governo ha annunciato alcuni emendamenti corposi - due o tre - ma non sono stati ancora depositati: dovrebbero introdurre norme più stringenti sulla protezione speciale per i richiedenti asilo e sui rimpatri. La commissione si riunirà domani alle 9.

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