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«Illegittima la revoca dell’incarico»: chiesta la condanna del sindaco di Aragona

Il pm: «Fu il frutto di una ritorsione per ragioni di astio personale»

Il Comune di Aragona

«La revoca dell’incarico fu illegittima e frutto di una ritorsione per ragioni di astio personale». Secondo il pubblico ministero della Procura di Agrigento, Paola Vetro, il sindaco di Aragona Giuseppe Pendolino, riconfermato lo scorso 12 giugno e candidato alle elezioni regionali del 25 settembre, ha commesso un abuso di ufficio nel rimuovere dall’incarico l’ingegnere Salvatore Chiarelli, «colpevole» di non essersi prestato ad assecondare alcune sue richieste. Il pm ha proposto una condanna a 9 mesi.

Pendolino, in particolare, secondo l’accusa, avrebbe cercato di costringere l’allora responsabile dell’ufficio tecnico a mettere le carte in regola su un immobile abusivo e consentire, quindi, a una parente di venderlo. Le pressioni di Pendolino sarebbero state finalizzate anche a revocare la consistente sanzione amministrativa che, per prassi, viene comminata dagli uffici quando si accertano violazioni edilizie. Il dirigente ha denunciato il sindaco e si è costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Daniela Posante: il legale, dopo la requisitoria del pm, si è associata alle richieste chiedendo la condanna dell’imputato. I difensori del sindaco, gli avvocati Loredana Danile e Donatella Miceli, hanno, al contrario, sostenuto che «l’ingegnere Chiarelli fu sostituito nell’ambito di una prevista rotazione finalizzata a razionalizzare la macchina burocratica. Non c’è stata mai alcuna pressione indebita, semmai nel corso degli anni ci sono state ripetute inefficienze da parte di Chiarelli che fu sottoposto ad una sanzione disciplinare».

Lo stesso Chiarelli, sentito in aula, aveva confermato le accuse sostenendo di avere subito gravi rappresaglie in seguito al suo rifiuto di “salvare” l’immobile che interessava a una parente del sindaco. I giudici della prima sezione penale, presieduta da Alfonso Malato, hanno rinviato l’udienza al 10 ottobre per le eventuali repliche e la sentenza. In caso di condanna, qualunque dovesse essere l’entità della pena, Pendolino sarebbe sospeso dall’incarico in base a quanto prevede la «legge Severino».

 

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