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Acqua nell'Agrigentino, Cartello sociale punta l’indice sui sindaci inadempienti

Dopo il coordinamento Titano per l’acqua pubblica, anche i componenti di Cartello sociale scendono in campo per evidenziare «la situazione paradossale che si è venuta a creare, nell’Agrigentino, per la gestione del servizio idrico integrato». Secondo l’organizzazione, che è guidata dall’ufficio sociale della Curia, «ci sono sindaci “latitanti” rispetto alle loro responsabilità che stanno compromettendo di fatto la gestione del servizio idrico e la volontà degli altri colleghi che hanno voluto la nascita dell’azienda idrica consortile. Solo 5 Comuni - dice Cartello sociale - hanno versato le risorse ricevute come prestito vincolato dalla Regione e solo 7 consigli hanno deliberato, due dei quali hanno ricevuto le risorse e non le hanno ancora trasferito ad Aica».

Cartello sociale ha annunciato una conferenza stampa per venerdì prossimo, alle 10,30, all’oratorio della chiesa San Cuore di Gesù alle Rocche di Agrigento. «Un momento per fare il punto sulla situazione indicando il percorso fatto da ogni singolo Comune, ma anche per annunciare forme di protesta che si metteranno in campo da condividere con quei sindaci che continuano a credere nel servizio idrico integrato - scrivono - con una gestione pubblica che consenta una gestione economica oculata senza sprechi». Per Cartello sociale c’è un obiettivo: «Avere in provincia di Agrigento un servizio idrico di qualità con un costo adeguato e non essere ricordati come la seconda provincia del Paese con le bollette più care».

Nei giorni scorsi era stato il coordinamento Titano, composto da numerose sigle di associazioni agrigentine per l’acqua pubblica, a sollecitare il Consiglio d'amministrazione di Aica ad una migliore gestione del servizio idrico in provincia. «Esortiamo vivamente tutte le istituzioni coinvolte ad un cambio repentino di strategia volta alla ricerca di strumenti concreti, utili ed efficaci per risollevare le sorti del gestore pubblico. In quest’ottica è necessario procedere ad una gestione tecnico-normativa dell’azienda e abbandonare quei criteri “politici” per i quali oggi il gestore versa in questo stato», si legge in una nota.

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