I carabinieri avevano dei sospetti su quella coppia: in un piccolo paese, qual è Naro, le voci sugli orrori di quella casa si susseguivano. È stata avviata un'inchiesta - coordinata personalmente dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dal sostituto Gloria Andreoli - e sono state piazzate anche delle «cimici». A muovere gli investigatori sono stati, per loro stessa ammissione, i sentimenti di rabbia e affetto nei confronti dello sfortunato giovane.
Un trentatreenne che quando, sabato sera, è stato liberato è stato anche accompagnato in un centro specializzato per le cure e l'assistenza necessaria. E nelle ultime ore, i militari dell'Arma - stando a quanto è stato reso noto dal comando provinciale di Agrigento - hanno fatto una colletta e si recheranno presto a trovarlo.
L'averlo liberato da quella catena ha, di fatto, riempito il cuore dei militari d'orgoglio e di speranza: sono stati loro - i carabinieri della stazione di Naro e quelli della compagnia di Licata - a scrivere, per fortuna, la parola «lieto fine».
L'articolo nell'edizione di Agrigento del Giornale di Sicilia
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