Agrigento

Domenica 24 Novembre 2024

Acqua, ultimi rifornimenti ma metà delle arance siciliane è a rischio

«Come va? Non siamo messi bene e tra breve, appena il Consorzio di bonifica riaprirà i rubinetti per chiuderli subito dopo, dovremo confidare solo e soltanto nella pioggia. Altrimenti, addio raccolto». A guardare già il cielo, prima che arrivi la seconda irrigazione di soccorso dell’anno concessa dalla Regione, «l’ultima del 2024 a causa della crisi idrica che ci sta soffocando», è Paolo Ganduscio, agronomo e agrumicoltore da tre generazioni in quel di Ribera. Dove le piante di «Riberella», l’arancia Dop dell’areale conosciuta in tutta Italia e non solo, «è in forte sofferenza per la siccità, tanto che senza il giusto apporto d’acqua rischia di morire. Certo, tra qualche ora, e comunque prima di Ferragosto - a seguito delle proteste sollevate dai coltivatori della zona e dell’ennesima riunione in prefettura con tutti gli attori coinvolti nell’emergenza - dalla diga Castello arriveranno circa 400mila litri, ma stiamo parlando di un quarto del fabbisogno necessario ai settemila ettari di produzione riberese e di meno della metà rispetto al milione di litri che è stato “liberato” per la prima irrigazione di soccorso, avvenuta una quarantina di giorni fa, anch’essa improntata al risparmio e insufficiente». Dopo di che, a differenza del 2023, «quando i “soccorsi” del Consorzio furono cinque, dall’invaso non arriverà più un goccio, perché dei sei milioni di metri cubi oggi disponibili, un milione deve essere garantito per la sopravvivenza dei pesci mentre il resto andrà nelle case dei comuni agrigentini e in parte nel Nisseno». Così, spiega Ganduscio, solo chi è dotato di pozzi o bacini privati riuscirà ad andare avanti e a fare raccolto, anche se con in quantità minore rispetto allo scorso anno. «Ma stiamo parlando di un 25% di imprese». Le restanti, salvo abbondati piogge autunnali, capitoleranno, con un danno di fatturato inestimabile.

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