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Cartolibrerie aperte, le perplessità dei titolari degli store ad Agrigento

Il governo ha deciso la riapertura delle librerie. Un provvedimento che ha colto di sorpresa persino gli stessi operatori del settore che si sono visti riconoscere lo status di «presidi sociali e luoghi essenziali per il tessuto culturale del Paese».

Tuttavia, le perplessità dei librai sull'improvvisa attenzione al loro lavoro sono state immediatamente poste all'attenzione del governo attraverso una nota firmata da oltre 150 commercianti, con la quale chiedono che la loro funzione fosse riconosciuta sempre e in modo strutturale, attraverso una serie di misure economiche a sostegno delle attività nel quotidiano.

Anche nella città dei templi si potrà dunque tornare in libreria, purché ci si munisca di autocertificazione. Alessandro Accurso Tagano, titolare di una libreria sita in via Atenea, nel cuore della città, consigliere nazionale del Sindacato italiano librai e cartolibrai, solleva più di un dubbio sull'effettiva utilità della riapertura al pubblico. «Il nostro lavoro - spiega - si basa quasi esclusivamente su un contatto diretto con i nostri clienti. E nel momento in cui nessuno può uscire di casa, ci siamo chiesti in tanti che senso avesse consentirci di aprire quando poi nessuno può venirci a trovare. Le forze dell'ordine stanno svolgendo con diligenza il loro compito e fanno osservare con rigidità le norme emanate dal Governo per contrastare l'epidemia e bloccano giustamente il transito, anche pedonale, in via Atenea dove esistono ben tre librerie. Come potremmo noi svolgere il nostro lavoro senza clienti? A me personalmente è capitato di essere invitato a tornare a casa nonostante mi stessi recando in edicola. Figuriamoci cosa accadrebbe se qualcuno dicesse che sta andando in libreria. Voglio precisare che non sto criticando il lavoro degli organi di polizia preposti al controllo, ma le norme sono contraddittorie e vanno in direzioni opposte rispetto a ciò che nell'atto pratico si materializza».

A ciò si aggiungono anche le conseguenze economiche legate alla riapertura. «Si - spiega meglio Alessandro Accurso Tagano - perché nel momento in cui ci viene permesso di riaprire, perdiamo automaticamente i benefici previsti dal decreto “Cura Italia” per le attività commerciali chiuse perché “non essenziali”. Una vera beffa perché saremmo costretti a sobbarcarci i costi per tenere aperto il negozio senza che nessuno possa venire ad acquistare».

La soluzione che il Sindacato italiano librai offre per superare la stasi dovuta alla chiusura delle librerie risiede nella possibilità di consegnare i libri a domicilio. «Questa è una soluzione che è stata adottata in altri centri siciliani (a Palermo per esempio, ndr). Se questo ci fosse consentito - ha proseguito il consigliere nazionale del Sil - si potrebbe gradualmente iniziare a riattivare il mercato. Di pari passo sarebbe opportuno che gli organi istituzionali dettassero delle indicazioni più precise a chi effettua i controlli per consentire ai clienti di raggiungere le nostre librerie in assoluta sicurezza e con le cautele adeguate».

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