«Malattie infettive non è un reparto come tutti gli altri. Ha bisogno di camere particolari, appositamente separate e coordinate, e con un sistema di aereazione che non lasci uscire neanche l'aria che si respira all'interno. Perché quell'aria può provocare infezioni. È un reparto particolare e costoso. Durante la mia presenza ad Agrigento ci abbiamo provato, ma ci vuole un finanziamento consistente. Se non ricordo male di circa un milione di euro».
Lo ha spiegato ieri Lucio Salvatore Ficarra, dal 2014 al 2017, direttore generale dell'Asp 1 di Agrigento. Proprio Ficarra si era mosso per avviare l'iter per la creazione del reparto e aveva anche ipotizzato la soluzione tampone dell'ambulatorio di Malattie infettive. Sono stati gli anni, quelli, di un ripetersi di casi di meningite, ma anche di tubercolosi a Villafranca Sicula.
Per un motivo o per un altro, quel servizio sanitario - capace di diagnosi tempestive, assistenza specialistica, ma anche di salvare le vite - non è mai partito ad Agrigento: provincia che ingloba la frontiera marittima di Lampedusa. Di Malattie infettive, assente al «San Giovanni di Dio» di Agrigento così come nel resto della provincia, si è tornati a parlare dopo la tragedia che ha ucciso - a causa di una malaria non diagnosticata subito e dunque non curata - la giornalista-insegnante agrigentina Loredana Guida di 44 anni.
L'articolo completo nell'edizione di Agrigento, Caltanissetta ed Enna del Giornale di Sicilia di oggi.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia