AGRIGENTO. Chi s'aspettava che l'insediamento dell'Ati segnasse la svolta e confidava sull'immediato ritorno alla gestione pubblica dell'acqua, è rimasto deluso. I 41 sindaci - sui complessivi 43 dell'Agrigentino - non sono neanche riusciti a trovare, martedì sera, l'accordo per eleggere il presidente.
Non c'è stata, infatti, compattezza. Quella che servirà - che sarà determinante - per scegliere e decidere come l'acqua di Agrigento e provincia dovrà essere gestita: se occuparsene direttamente, se mantenere il contratto con l'ente gestore attuale o farne uno nuovo o se passare, addirittura, alla gestione cosiddetta "mista".
Ieri, in attesa che si vada al ballottaggio fra i sindaci di Racalmuto e Menfi - rispettivamente Emilio Messana e Vincenzo Lotà - è stato il giorno dell'amara presa di consapevolezza. Anche per i capi delle amministrazioni dell'Agrigentino, oltre che per gli abitanti. «L'esito delle votazioni per eleggere il presidente dell'Ati non è certamente quello opportuno - ha commentato il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto -. Non siamo partiti con il piede giusto e questo fin dalla fase della discussione degli emendamenti.
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