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Ribera, allarme per il mercato delle arance

RIBERA. «La globalizzazione ed il predomino della grande distribuzione stanno mettendo in seria crisi l'agricoltura isolana. La crisi dei mercati ortofrutticoli, in particolare quello di Palermo, segna un punto di non ritorno in quanto scompare progressivamente un'importante valvola di sfogo che consentiva sia di mantenere medio il livello dei prezzi, sia di smaltire grandi quantitativi di agrumi».

È la presa di posizione del Comitato Spontaneo Agricoltori di Ribera, che si affida alle parole del suo portavoce, Giacomo Cortese, per denunciare la grave crisi che interessa il comparto agrumicolo e rilanciare la formula delle organizzazioni tra produttori.

«Non basta più produrre l'eccellenza, come le arance di Ribera dop, l’olio extravergine d'oliva ed altri prodotti agrumicoli di elevata qualità, per recuperare investimenti e realizzare profitti –prosegue Cortese-. La grande distribuzione organizzata ha scompaginato i piani dei piccoli e medi produttori poiché ha il peso e la forza economica di imporsi sul mercato fissando prezzi e condizioni al ribasso. A ciò si aggiunga la miope politica agricola nazionale ed europea che apre all'importazione di olio dalla Tunisia ed altri prodotti dal nord Africa, favorendo i grandi importatori e livellando i prezzi al ribasso». L’esempio citato dal comitato, sorto circa sei anni fa, ad opera di un nutrito gruppo di agricoltori riberesi, è proprio quello legato alla commercializzazione delle arance nel Settentrione.

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