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Palermo, il Museo Pasqualino custodirà la collezione di pupi catanesi di Giuseppe Messina

Esperto di tradizioni popolari, nel suo teatro di Canicattì metteva in scena il meglio della produzione teatrale siciliana a beneficio di scolaresche e appassionati

Giuseppe Messina Di Prima, originario di Canicattì (Ag), e scomparso prematuramente lo scorso anno, fu un cultore delle tradizioni popolari. Con la sua associazione “Re di Coppe” e il giornale edito dalla stessa, La Virrina, rassegna di cultura e tradizioni, si è impegnato in prima linea per molti anni nella valorizzazione e nella divulgazione di un patrimonio tipicamente siciliano.

Oggi, nella preziosissima cornice del Museo Internazionale delle Marionette “Antonio Pasqualino” – sito in piazza Antonio Pasqualino – nel cuore del centro storico palermitano, è possibile ammirare la sua collezione privata, donata dai fratelli, Donatella e Piero, e composta da un piccolo teatro con struttura in legno e ventisei pupi alti 55 cm anch’essi realizzati con legno di abete, con ausilio di spago per garantirne la meccanica e la mobilità. Abbiamo fatto una chiacchierata con un caro amico di Giuseppe, il paternese Martino Rabuazzo; umilmente si definisce «un bancario in pensione e semplice appassionato di pupi siciliani», in realtà apprendiamo che è un profondo conoscitore dell’opera dei pupi e che possiede una collezione privata, fruibile per chi desidera, di oltre 350 pupi. Ci racconta che il teatrino di Giuseppe (Pepè per gli amici), è stato acquistato a Catania negli anni ‘90 e che è stato realizzato da uno dei più esperti artigiani e pupari: Antonio Sapuppo, un vigile urbano con la passione per i pupi, che già dagli anni 60 inizia a costruirli dando vita alla prestigiosa e conosciuta scuola.

La collezione proviene quindi dalla tradizione catanese, che generalmente prevede alte stature per i pupi (superiori al metro) e, di conseguenza palchi più imponenti. Ma questo teatrino è una piccola perla, i pupi, sebbene possano essere e siano stati utilizzati per gli spettacoli, sono da esposizione, hanno una statura da “souvenir”. Sono lavorati cono dovizia di particolari e adornati con stoffe di buona qualità, resistenti agli agenti del tempo. Sono dipinti con colori acrilici con la rifinitura della vernice fissante.

Le narrazioni sono, come si sa, quelle cavalleresche tratte dai poemi del ciclo carolingio. La chanson rappresentata in questo teatro era nello specifico L’Orlando Innamorato, ma sono stati possibili anche altri adattamenti. Martino ci ricorda che nel caso dei pupari il termine “mestiere” assume un ulteriore significato, oltre a quelli già ben noti. “Mestiere” era anticamente tutto l’equipaggiamento che il puparo portava con sé e necessario per allestire l’intero spettacolo. Personaggi, impalcatura, scene e talvolta testine intercambiabili perchè alcuni pupi potessero vestire altre identità.

Tutto questo mondo è per noi isolani un immenso patrimonio: i pupi e i teatri, come oggetti artistici di grande valore, ma anche la tradizione dei pupari con il loro immenso sapere e le storie che si tamandano da secoli e secoli intrise di elementi storici della tradizione guerresca, ma anche di ingredienti magici e di incantesimi, e che non dimenticano di celebrare… le storie d’amore.

Queste rappresentazioni riportano temi tipici dei poemi storici, dedicati all’amor cortese e anche delle fiabe, riguadagnando e veicolando parte del nostro bagaglio letterario, certamente indimenticabile.

La famiglia ringrazia lo staff tutto del Museo delle Marionette, ricchissimo spazio che custodisce collezioni di bellissimi pupi e marionette da diverse parti del mondo, garantendo manutenzione e fruizione. Letteralmente… lo stesso museo, con i suoi molti eventi organizzati, è uno “spettacolo” imperdibile.

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