Una lettura storica ed umana diversa alla base dell’idea di Michele Placido di realizzare una miniserie sul giudice Rosario Livatino; il giovane magistrato ucciso in un agguato di mafia il 21 settembre 1990 alle porte di Agrigento e beatificato nella cattedrale del capoluogo lo scorso 9 maggio. A 28 anni dall’anatema di san Giovanni Paolo II a Piano S. Gregorio con alle spalle il Tempio della Concordia. Michele Placido la scorsa primavera è stato in Sicilia. Per vedere i luoghi in cui visse, amministrò Giustizia e morì il “Giudice ragazzino”. Inappropriata aggettivazione di Francesco Cossiga pronunciata in riferimento “…all’insipienza del Csm che mandò giovanissimi giudici allo sbando destinandoli a prestare servizio, quasi appena terminato l’uditorato, nel nuovo tribunale di Gela…”. Frase forzatamente accoppiata a Livatino che Cossiga difficilmente poteva conoscere prima del vile e barbaro assassinio. Fu lo stesso Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che lo stesso pomeriggio dell’assassinio rese omaggio alla salma nella camera mortuaria dell’ospedale S. Giovanni di Dio incontrando ed abbracciando gli anziani genitori, a scrivere a Rosalia Corbo e Vincenzo Livatino per chiarire e ribadire che non si riferiva al loro unico figlio. Anche Cossiga fu quasi profetico come San Giovanni Paolo I definendo il giovane Livatino “…giudice coraggioso e integerrimo, esemplare servitore dello Stato, martire civile e, io credo, -scrive Cossiga- santo nel senso cristiano del termine: per la sua fede e per lo spirito con il quale ha affrontato la morte…”.
Michele Placido ed il suo staff sono partiti anche da elementi come questi per il loro viaggio a ritroso e ricostruire e portare alla luce non solo una diversa prospettazione umana di Livatino uomo, cattolico osservante e praticante ma soprattutto quella di un magistrato protagonista sulle carte, lontano dalle ribalta inseguite ed impegnato in delicate inchieste. Quelle inchieste e quel contesto che nei 10 diversi processi tra Caltanissetta e Roma si sono svolti per trovare la verità. Peccato sia stata solo “una verità”. L’attore regista foggiano non scende nei dettagli delle sue idee ma non nasconde l’entusiasmo e l’impegno sociale come lo animano. “La molla è stata quella dell’annunciata beatificazione di questo magistrato molto attuale. Sarà una miniserie per Rai1 cui da tempo stiamo lavorando con i miei collaboratori. Ho avuto anche il privilegio di partecipare alla beatificazione in cattedrale ad Agrigento lo scorso 9 maggio. Le prime ricerche mi hanno permesso di scoprire la grande umanità di questo magistrato siciliano animato da una competenza ed una fede inossidabile. Un buon cristiano nell’accezione migliore del termine”. Placido ed il favarese aiuto regista Toni Trupia la scorsa primavera hanno incontrato molti “testimoni” della vita di Livatino tra cui una cugina coetanea con cui Rosario Livatino aveva una quasi quotidiana frequentazione, un compagno di liceo, colleghi ed anche quanti in questi anni sono stati impegnati nel processo di Beatificazione e Canonizzazione. Il postulatore diocesano, l’arcivescovo di Agrigento che ha aperto e chiuso la fase locale della elevazione agli onori degli altari. Addirittura anche Papa Francesco da sempre affascinato e molto interessato alla figura del “Magistrato Beato”. La ricerca di Placido ha portato alla scoperta di autentici “colpi di scena” che non sono presenti negli atti giudiziari. Come più volte detto da un collega di Tribunale di Livatino “in quegli atti non c’è tutta la verità” senza mai aggiungere nulla o chiarire il senso di quest’affermazione che pesa come un macigno. “Senza svelare nulla –dice ancora Placido- pochi sapevano che Livatino durante la sua attività ha avuto modo di lavorare in maniera stretta con Falcone e Borsellino”.
Qualcuno se n’è ricordato però a trent’anni di distanza a margine della Beatificazione. Le riprese del film saranno effettuate in Sicilia dalla prossima primavera sino all’estate quasi a ridosso del tragico anniversario del 21 settembre tra i comuni di Canicattì, Favara ed Agrigento. Osservatore speciale interessato e molto benevolo da lontano Papa Francesco che Placido ha incontrato dopo aver saputo del progetto sul “Martire della Giustizia e, indirettamente, della Fede”. “Il Pontefice era curioso di sapere come avrei realizzato questo progetto e quando gli ho raccontato la sceneggiatura –conclude Placido- si è illuminato con un sorriso e mi ha detto che ognuno di noi con il proprio lavoro fa la sua parte nella vita”. Proprio come Livatino che lavorando senza protagonismi sconosciuto ai più è diventato immortale da quel 21 settembre 1990 divenendo esempio per tutti. La Beatificazione è il primo passo nell’attesa della Canonizzazione che potrebbe concretizzarsi con il riconoscimento dei miracoli attribuiti dai beneficiari grazie alla sua intercessione. A Canicattì l’associazione “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino Onlus” ed il postulatore diocesano continuano a lavorare per diffondere la memoria e fare testimonianza di un cittadino normale. Diventato eroe ed in predicato di Canonizzazione suo malgrado.
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