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La poesia dantesca: metafora di un eterno presente. Giornate di studio del Rotaract di Agrigento

La statua di Dante a Firenze

La poesia dantesca: metafora di un eterno presente. È il titolo che guida le giornate di studio e riflessione che il Rotaract club Agrigento, col patrocinio della Segreteria nazionale della Società Dante Alighieri, promuove per celebrare il 700mo anniversario della morte del Sommo Poeta.

Nei giorni 17 e 18 febbraio esperti dantisti, tra cui i docenti universitari Alberto Casadei, Paolo Pizzimento, Marina Castiglione e la scrittrice Bianca Garavelli incontreranno gli studenti agrigentini per ribadire l’attualità del messaggio dantesco. L’evento conclusivo si terrà alle ore 17.30 di giovedì 18, con la lectio magistralis del prof. Massimo Arcangeli, illustre dantista e l’intervento del dott. Alessandro Masi, segretario nazionale della Società Dante Alighieri.

Il presidente del club, Giuseppe Seminerio, afferma in nota stampa: “Il 2021, pur nel suo travagliato avvio, ha inaugurato le celebrazioni per il 700mo anniversario della morte di Dante Alighieri, a buona ragione da sempre conclamato padre della lingua e letteratura italiane. Celebrare Dante nella sua magniloquente personalità, nel suo genio illuminato e nell’amore per la “cosa pubblica”, equivale a celebrare e fare memoria di ciò su cui si fonda il nostro essere cittadini italiani ed europei. Con lungimiranza, Eliot espresse la centralità di questo poeta quale iniziatore della modernità, antesignano di valori sconosciuti nel Medioevo. Fu punto di connubio tra l’epoca antica e quella moderna, madre della Rinascenza. Il Rotaract club Agrigento, coinvolgendo le scuole di Agrigento in un programma di incontri con esperti dantisti, ha voluto contribuire con entusiasmo e senso di dovere morale alle innumerevoli iniziative in fieri. Ha voluto farlo, non per dovere di calendario, nè tanto meno per vanità di ostentazione culturale, quanto piuttosto per raccogliere il desiderio, spesso inconsapevole, di ogni fascia generazionale, di ritrovare se stessi in nobili e umani ideali su cui si fonda il nostro vivere civile, riconoscersi in essi e contestualizzarli al nostro presente, consapevoli che la poesia di Dante non smetterà mai di parlare e formare.
Come Eliot, riconosciamo il “debito progressivamente cumulativo” nei confronti del Poeta, sommo non perché divino, ma perché straordinariamente e sommamente umano”.

 

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