Cala il sipario sulla prima edizione di MigrArti Film Fest Caltabellotta, la rassegna sul cinema in Sicilia che guarda oltre i propri confini e il colore della pelle.
Documentari, lungometraggi, corti e film d'animazione hanno animato piazzale Ruggero Lauria a Caltabellotta. Autori e registi sono arrivati da ogni parte del mondo per confrontarsi sul tema dell'integrazione.
La rassegna nasce da un'idea di Sabah Benziadi, insegnante all'Accademia di Danze Orientali a Palermo. Lei è l'unica donna araba direttrice artistica di un festival del cinema in Italia: "Non è il colore della pelle a fare la differenza tra gli esseri umani ma ciò che si ha dentro, sentimenti ed emozioni - dice -. Per questo motivo ho voluto creare anche una giuria formata solo da ragazze e ragazzi anche di figli di immigrati, sono stati loro a valutare, con l'innocenza che caratterizza la loro età, la migliore opera di animazione”.
Tante le nazionalità che hanno portato, alcune in anteprima nazionale, i loro lavori.
Sono arrivati dall'Iraq, dall'Arabia Saudita, dal Canada, dagli Stati Uniti, e poi Francia, Svizzera, Germania, Italia, Romania, Grecia, e ancora Siria, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Marocco, Tunisia, Giordania, Kuwait, Bahrein, Cina, Corea e Turchia.
La giuria internazionale composta da Gaby Lteif (Libano) Khaled Aldhanhani (Emirati Arabi United), Jean-Claude Mirabella (Francia), Gaetano Aronica (Italia), dopo una accurata analisi delle pellicole ha attribuito i seguenti premi:
Premio lungometraggi: Io sono il colonnello di Michelangelo Gratton (Italia)
Premio corti: ex-aequo a Johnny di Filippo Ticozzi (Italia) e a Nkiruka-Il meglio deve ancora venire di Simone Corallini & Silvia Luciani (Italia) 2° premio a Lines in the sound di Jo Brunwin (Inghilterra) 3° premio a Tunnel vision di Roberto Dal Monte (Italia).
Premio animazione a Blue di Maryam Farahzadi (USA/Siria)
Premio cellulari (Workshop) a Libertà di Maria Carmen Friscia (Italia) Leit motiv della rassegna una frase estratta dal film Nkiruka-Il meglio deve ancora venire: “Io sono italiana. Io parlo e penso in italiano. Perché non ho gli stessi diritti degli altri?”.
Menzione speciale a Globalization di Riham Al Raghaid (Kowait).
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