LICATA. Presentato al porto turistico Marina di Cala del Sole, a Licata, il trailer del docufilm dedicato alla Traversata di Ottovolante, l'imbarcazione che a giugno ha partecipato al campionato mondiale di Vela. Nell'equipaggio, insieme ad alcuni skipper siracusani, due migranti, Elias e Muhamed, giunti sulle coste siciliane a bordo di barconi fatiscenti. La proiezione rientra nell'ambito della manifestazione «Licata tra vele e sapori».
«Ottovolante ha voluto portare al mondiale un messaggio di fratellanza - dice Concetta Carbone, ideatrice e coordinatrice del progetto Traversata -. Abbiamo voluto dimostrare che il nostro mare, il mare Mediterraneo è un mare di pace, di sport e di bellezza. Elias e Muhamed sognavano la vittoria: sicuramente accettando questa sfida hanno 'vintò la paura, restituendo al mare il suo senso più profondo che è la bellezza. A tutti noi hanno insegnato che se si può stare in barca insieme, ancor di più lo si può fare nel mondo. Essere stati invitati a presentare il trailer del docufilm Traversata - dice ancora Concetta Carbone - che racconta il viaggio per Barcellona, ma prima ancora la storia di questi due giovani, significa che questo messaggio di integrazione, partito dalla nostra Isola, che tanti migranti accoglie e sostiene, adesso torna in Sicilia, dopo essere passato per la Spagna».
Muhamed Sabaly ha 20 anni. Viene da Sarek Pate, un piccolo villaggio del Gambia. È giunto sulle coste siciliane con un barcone approdato a Siracusa il 28 settembre del 2013. Ha impiegato tre lunghi anni per arrivare in Libia: ha attraversato il Senegal, poi il Mali, il Burkina Faso, il Niger. «Durante il viaggio - racconta Muhamed - la polizia libica ci fermava e ci chiedeva i documenti, ma volevano soprattutto denaro, altrimenti ci avrebbero portati in prigione e non tutti avevamo a disposizione tanti soldi. Ne avevamo dati già tanti per poter fare quel viaggio». Elias Orjin, ha 26 anni. È nato a Kadjebi, in Ghana e da lì è fuggito alcuni anni fa. Ha tentato due volte di attraversare le acque che separano la Libia dalle coste siciliane. Nel 2011 era salito su un barcone che dopo poche ore di navigazione, al largo della Libia, iniziò a imbarcare acqua. La maggior parte dei suoi compagni di viaggio morirono annegati. «Sembravamo tante mosche - dice -. Tentavamo in ogni modo di riuscire a sopravvivere. Ho visto morire attorno a me più di trecento persone. Dopo tre ore siamo stati salvati da una motovedetta libica e portati in prigione. Lì ho capito che morire in mare avrebbe avuto una sua ragione - dice Elias - Morire per salvarmi dalle minacce che la polizia ci faceva in prigione di continuo. Per questo ho voluto rifare la mia traversata». La fotografia e il montaggio del docufilm Traversata sono di Francesco Sole.
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