PORTO EMPEDOCLE. Fenomeno letterario davvero unico e inimitabile, Andrea Camilleri è diventato autore bestseller a oltre 70 anni e ora, alla vigilia dei suoi novanta - che festeggerà il 6 settembre - quel successo arrivato in tarda età si vede quanto sia radicato, non solo nei numeri. Un successo da oltre 30 milioni di copie con titoli tradotti in tutto il mondo, che non fanno in tempo ad uscire ed entrano in testa alle classifiche dei più venduti, piacendo dal nord al sud Italia e a lettori di tutte le età. Il salto alle grandi tirature è avvenuto con il suo commissario Salvo Montalbano, apparso per la prima volta nel romanzo 'La forma dell'acquà del 1994, il cui nome è un omaggio a uno degli scrittori più amati da Camilleri: Manuel Vazquez Montalban e il cui modello ideale è stato Maigret. Ma il vero balzo mediatico si è realizzato nel 1996 quando Maurizio Costanzo, in una puntata della sua trasmissione, ha invitato a comprare 'Il ladro di merendinè impegnandosi a restituire i soldi se il libro non fosse piaciuto. Da allora non si è più fermata la fortuna del commissario - colto, gran lettore di romanzi, ghiotto , fidanzato con Livia - che ha superato il giro di boa dei vent'anni, è entrato nell'immaginario collettivo grazie all'interpretazione di Luca Zingaretti, ex allievo di Camilleri, negli episodi della serie di Rai1, al top degli ascolti anche in replica.
Montalbano «È un monumento che se ne sta lì, ancora destinato a crescere per qualche anno. Terminerà quando finirò io» come ha detto all'ANSA Camilleri in occasione dei vent'anni del suo commissario le cui avventure si sarebbero dovute fermare al secondo episodio. «Non mi facevo capace di avere una tale fantasia per la lunga serialità. Però ci sono riuscito» ha spiegato lo scrittore, incallito fumatore. Regista, sceneggiatore, autore teatrale e televisivo delle più conosciute produzioni poliziesche della tv italiana, dal tenente Sheridan a Maigret, Camilleri è nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Prima di Montalbano lo scrittore ha appassionato una cerchia di lettori di mezza età che non lo ha mai abbandonato pubblicando, dopo il rifiuto di 14 editori, 'Il corso delle cosè (Lalli, '78) e poi «La strage dimenticatà, 'La stagione della caccià cui sono seguiti libri come 'Il birraio di Preston', 'Un filo di fumò La concessione del telefonò, diventati dei cult. Tutto senza fare troppo chiasso, come nello stile dell' amica Elvira Sellerio, per lo scrittore »una sorella« con cui ha pubblicato oltre venti titoli vendendo più di 15 milioni di copie. Il suo editore storico che ora lo festeggia con l'uscita, in tiratura limitata, de 'I sogni di Camillerì, dove sono raccolti i brani in cui sognano i personaggi di tutti i libri dello scrittore - un catalogo che sfiora i cento titoli - e un volume celebrativo con una serie di saggi in cui viene proposta una chiave di lettura della sua opera, del rapporto con la lingua, i luoghi e le abitudini, firmati da critici e intellettuali come Salvatore Silvano Nigro, Giovanni De Luna, Tullio De Mauro. Pubblicato oltre che da Sellerio, da editori come Mondadori - che ha puntato molto su Montalbano contribuendo alla sua fortuna - e poi da minimum fax, Chiarelettere, a Camilleri viene reso omaggio anche da Rizzoli per cui esce, in una nuova edizione con uno scritto di Giuseppina Torregrossa, 'La targà che ci porta nel 1940 a Vigata, la cittadina immaginaria diventata scenario sempre più familiare come il siciliano di Montalbano, che si è fatto sempre più comprensibile. Il Commissario e il suo autore non hanno mai smesso di stupire in questi oltre vent'anni in cui lo abbiamo visto affrontare per la prima volta anche gli imbrogli negli appalti delle opere pubbliche. »Le sue avventure seguono un ordine cronologico preciso invece l'editore li ha mescolati. È meglio che sia così«, ha raccontato Camilleri. E se il suo »unico vero maestro è «stato Orazio Costa» , Camilleri - che ha una memoria di ferro nel ricordare episodi della sua vita e un grande senso dell'ironia - ha più volte raccontato di sentire «immensamente» la mancanza di Leonardo Sciascia, suo fondamentale punto di riferimento.
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