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La faida tra Favara e il Belgio, chiesti 24 anni e 6 mesi per un doppio agguato

Carmelo Vardaro
Carmelo Vardaro

La conferma della condanna a 24 anni e 6 mesi di reclusione per un doppio agguato «con metodo mafioso» con l’obiettivo di uccidere i due rivali, che, invece, restarono solo feriti. È stata chiesta dalla procura generale nei confronti di Carmelo Vardaro, 48 anni, di Favara. Vardaro, nell’ambito dell’inchiesta «Mosaico» sulla faida che fra Favara e il Belgio ha provocato una carneficina con almeno 5 omicidi e una decina di tentati omicidi, era accusato di un omicidio, di due tentati omicidi, di due estorsioni con metodo mafioso e di una serie di episodi satellite.

Il favarese, in particolare, secondo quanto contestato, avrebbe cercato di vendicare l’omicidio dell’imprenditore Carmelo Bellavia, condannato per favoreggiamento del boss Gerlandino Messina, uccidendo uno dei killer, ovvero Maurizio Di Stefano: il 14 settembre del 2016, però, in Belgio, nell’abitazione della vittima designata avevano trovato un suo amico - Mario Jakelich - che era stato freddato con un colpo di pistola in fronte. Di Stefano, che non è finito a processo, era stato colpito da alcuni proiettili ma si era salvato. Nonostante il giudizio positivo sull’attendibilità del pentito Giuseppe Quaranta, che ricostruisce la vicenda, anche alla luce della sentenza definitiva degli imputati, accusati di aver fatto parte dello stesso commando, nell’altro troncone del processo, per questi fatti è stata decisa l’assoluzione già in primo grado nei confronti di Vardaro. Il 23 maggio del 2017 Di Stefano è sopravvissuto a un nuovo agguato nel garage del favarese Carmelo Nicotra che ha avuto la peggio ed è stato ferito in maniera più grave da alcuni colpi di kalashnikov ai glutei.

«Non vi è, invece, alcun dubbio - aveva sottolineato il pm - della partecipazione di Vardaro all’agguato». I giudici di primo grado, per questa accuse, lo hanno riconosciuto colpevole condannandolo. Vardaro, secondo l’ipotesi originaria, aveva commesso i due agguati insieme a Calogero e Antonio Bellavia. I fratelli Calogero ed Emanuele Ferraro (quest’ultimo, a sua volta, è stato poi ucciso) avrebbero partecipato al solo agguato ai danni di Nicotra e Di Stefano. Il favarese, inoltre, unico imputato dell’inchiesta che non ha scelto il rito abbreviato, è stato ritenuto colpevole di una serie di reati legati a droga, armi ed estorsione, connessi all’indagine. I giudici della corte di assise di appello di Palermo, presieduta da Matteo Frasca, dopo la requisitoria, hanno aggiornato l’udienza all’8 luglio per l’arringa difensiva dell’avvocato Salvatore Virgone.

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