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Marmista ucciso in laboratorio, condanna a 24 anni ad Agrigento

Da sinistra Giuseppe Miceli e Gaetano Sciortino

Condanna a 24 anni per Gaetano Sciortino, operaio di 59 anni accusato dell’omicidio di Giuseppe Miceli, il marmista di Cattolica Eraclea ucciso a 67 anni il 6 dicembre del 2015 all’interno del suo laboratorio. A carico dell’imputato è stata inflitta la stessa pena decisa in primo grado e poi ribaltata nel primo processo di appello. Il nuovo processo di secondo grado, davanti alla Corte di assise di appello presieduta da Matteo Frasca, arriva dopo l’annullamento della sentenza di assoluzione decisa dalla cassazione. L’artigiano è stato massacrato con gli arnesi usati per il suo lavoro e fu colpito probabilmente con un motorino dell’acqua al volto. Nei pressi del luogo dell’omicidio, nascosta in un dirupo, è stata trovata una scarpa. Secondo gli inquirenti e i giudici di primo grado sarebbe quella dell’assassino perchè compatibile con un’impronta trovata accanto al cadavere. La circostanza è stata messa in relazione a un’intercettazione ambientale eseguita nell’auto di Sciortino, il quale, parlando fra sè e sè, dice di essere diretto in campagna a raccogliere lumache. In realtà, secondo quanto sostenuto nella sentenza di primo grado, oggi confermata, consapevole di avere la microspia nell’auto, avrebbe provato, alcuni mesi dopo il delitto, a sviare le indagini mentre andava a disfarsi della scarpa.

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