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Associazione mafiosa e corruzione a Sciacca, la Dda conclude le indagini: tra gli indagati anche due imprenditori edili

Nell’inchiesta è finito l’ex dirigente provinciale della protezione civile Maurizio Costa, coinvolto anche un ex consigliere comunale, Vittorio Di Natale

La Dda di Palermo ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini dell’inchiesta che lo scorso luglio culminò con l’arresto di sette presunti esponenti della famiglia mafiosa di Sciacca. L’inchiesta, condotta dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo e della compagnia di Sciacca, ipotizza una serie di attività illecite commesse nel quadro della riorganizzazione della locale famiglia mafiosa dopo la morte dello storico boss Salvatore Di Gangi.

Le indagini avrebbero permesso di ricostruire un capillare controllo economico del territorio da parte della famiglia mafiosa, al cui interno sarebbe emersa una competizione per la leadership tra Domenico Friscia e Domenico Maniscalco. Quest’ultimo è deceduto un mese fa nel carcere di Voghera dove era detenuto.

Le accuse ipotizzate a vario titolo sono associazione mafiosa, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare cosa nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti.

Tra gli indagati anche due imprenditori edili di Sciacca, Giuseppe Marciante (nipote di Friscia) e Michele Russo. Indagato per corruzione anche l’ex dirigente provinciale della protezione civile Maurizio Costa, accusato di avere agevolato Marciante nella realizzazione dell’hub vaccinale di Sciacca al tempo del covid.

Nell’inchiesta è stato coinvolto anche un ex consigliere comunale, Vittorio Di Natale, e un altro saccense, Rosario Catanzaro. Questi ultimi sono accusati di scambio elettorale politico-mafioso. Sono accusati infine di favoreggiamento aggravato Giuseppe Frangiamore, Michele Galluzzo ed Antonina Friscia.

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