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L'arresto ingiusto, la moglie morta: una vita fra le tragedie per Roberto, annegato a Ferragosto a Licata

I funerali nella sua Campobello di Licata. Negli anni Ottanta aveva allestito un presepe in chiesa con il laghetto e la fontana. Giovanissimo, fu accusato di una rapina, ma al processo venne assolto: non era stato lui

Roberto Marino e la spiaggia della Playa

Si terranno lunedì 19 agosto nella chiesa di Gesù e Maria, a Campobello di Licata, i funerali di Roberto Marino, 55 anni, campobellese, morto annegato la notte di Ferragosto mentre stava facendo il bagno nel mare della Playa, a Licata. Una tragica fatalità che non ha dato scampo a Roberto, molto conosciuto in paese per la sua gentilezza, umiltà e generosità. Doti che tutti gli riconoscevano.

Era figlio di Simone Marino, uno storico dirigente delle Democrazia cristiana di Campobello di Licata, scomparso da anni. Ultimo di quattro figli, aveva due fratelli e una sorella. Robertino (così lo chiamavano in paese) sin da giovane aveva militato nell’azione cattolica della parrocchia di Gesù e Maria, allora guidata dal compianto padre Vincenzo Avanzato. Era lui il tecnico delle luci e ad ogni ricorrenza religiosa non mancava il suo estro e la sua originalità. Aveva una grande fede.

È stato uno dei primi, negli anni Ottanta, ad allestire un grande presepe nella navata sinistra della parrocchia, con il laghetto e la fontana ricavati dal motorino di una lavatrice in disuso. E poi i «sepolcri», per il Giovedì Santo, con tanto di illuminazione a tema, e le feste dell’Immacolata che lo vedevano in prima fila nell’organizzazione assieme a Totò Rizzo, presidente del comitato.

Era un genio, Roberto Marino, ma non è stato abbastanza fortunato nella sua vita. Quando aveva meno di 18 anni, era finito in carcere, accusato di avere rapinato una gioielleria di Ravanusa. In quel periodo, si recava nella vicina città per andare a trovare la fidanzata che studiava al Magistrale. Un giorno, proprio mentre era davanti al cancello della scuola, era stato prelevato dai carabinieri. La titolare della gioielleria lo aveva indicato come l’autore della rapina ai danni del suo negozio. È rimasto per circa tre mesi in carcere, ma al termine del processo è stato assolto perché non aveva compiuto alcun reato. Non era stato lui ad entrare nella gioielleria e a compiere la rapina. Un processo che all’epoca fece discutere tantissimo e che impegnò a fondo uno dei penalisti più in voga negli anni Ottanta in Sicilia, l’avvocato Gallina Montana.

Tutta la comunità cattolica della parrocchia di Gesù e Maria gioì per quella assoluzione, che al giovane Roberto restituì rispetto e credibilità. Tant’è che venne organizzata una messa di ringraziamento, con una grande festa nel salone parrocchiale per l’epilogo positivo di questa vicenda giudiziaria.

Poi sposò quella ragazza che incontrava al magistrale e da lei ha avuto un figlio, che porta il nome di Simone, come il nonno. Quattro anni fa la signora è morta, prematuramente, così come adesso Roberto.

Negli ultimi anni, Marino lavorava in campagna. La notte di Ferragosto era andato al mare, alla Playa, appena fuori dal centro abitato di Licata. Mentre era in acqua, ha iniziato ad annaspare ed è morto per annegamento. Sull’episodio indagano gli agenti del commissariato di polizia, coordinati dal commissario capo Giuseppe Garro. Non appena è scattato l’allarme, i poliziotti si sono precipitati sul posto. Assieme a loro, sono arrivati gli operatori del 118, che hanno trasportato Roberto Marini al pronto soccorso del San Giacomo d’Altopasso di Licata. I medici hanno fatto tutto il possibile per strapparlo alla morte. Ma non ci sono riusciti. La salma è stata ricomposta all’obitorio del cimitero di Campobello di Licata, in attesa di celebrare i funerali.

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