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L'esplosione all'ospedale di Ribera, da Palermo arriva un nucleo speciale dei pompieri

L'ossigeno era canalizzato al muro. A scoppiare sarebbe stato il macchinario per l’ossigenoterapia lasciato in funzione nel momento in cui, nella stanza di degenza, l’uomo si sarebbe acceso la sigaretta

Arrivano i rinforzi a Ribera per accertare la dinamica dell’esplosione all’ospedale Fratelli Parlapiano che è costata la vita al romeno di 53 anni, Brustureanu Costica, residente a Canicattì. È previsto per oggi l’intervento del Niat, il nucleo investigativo speciale dei vigili del fuoco di Palermo, che effettuerà verifiche e accertamenti tecnici per chiarire definitivamente, le modalità con le quali ieri sera, è scoppiato l’incendio che ha reso inagibile anche un’ala della struttura sanitaria. I vigili del fuoco di Sciacca e Agrigento, durante i sopralluoghi effettuati, hanno accertato che non c’è stata alcuna esplosione di bombola di ossigeno, perché era canalizzato al muro. Ad esplodere è stato il macchinario per l’ossigenoterapia lasciato in funzione nel momento in cui, nella stanza di degenza, l’uomo si sarebbe acceso la sigaretta. Gli altri quattro pazienti ricoverati sono salvi e sono stati trasferiti in un'altra ala della struttura sanitaria.

Il terzo piano dello stabile, dove si trova il reparto di Medicina, è stato posto sotto sequestro preventivo. Lo ha disposto il sostituto procuratore di turno di Sciacca che è rimasto fino a notte inoltrata sul posto. Il magistrato e i carabinieri, hanno sentito il medico, due infermieri e l’operatore socio-sanitario che erano in servizio, nel momento in cui è scoppiato l’incendio, per ricostruire i fatti. Nelle prossime ore, l’Asp di Agrigento dovrà prendere contezza dei danni e quantificare quanti soldi saranno necessari per ripristinare l’ala dell’ospedale.

Intanto, arriva una nota dei sindacati. «La tragedia avvenuta all’interno dell’ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera, in provincia di Agrigento, è gravissima – dice Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UgL Salute –. Un paziente in seduta di ossigenoterapia è deceduto innescando un incendio per aver acceso una sigaretta durante una seduta di ossigenoterapia. Un evento che pone l’accento sulla sicurezza all’interno dei nosocomi italiani. «Dopo il drammatico rogo nell’ospedale di Tivoli – prosegue – era stata approvata una risoluzione unitaria, in commissione Affari sociali, del Senato, che ha impegnato il Governo alla messa a norma del patrimonio sanitario pubblico con particolare attenzione allo stato degli immobili. Troppe strutture ospedaliere non rispondono a criteri di messa in sicurezza per incendi o eventi sismici».

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