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Licata, condannato il giovane che accoltellò il figlio dello chef Cuttaia

Inflitti due anni e dieci mesi di reclusione col il rito dell’abbreviato, l'aggressione in uno stabilimento balneare di Mollarella

Due anni e 10 mesi di reclusione per il ragazzo di 17 anni arrestato lo scorso luglio e adesso riconosciuto colpevole di tentato omicidio aggravato ai danni del figlio dello chef pluristellato Pino Cuttaia. Episodio verificatosi a Licata, in provincia di Agrigento. La sentenza è del giudice per le udienze preliminari del tribunale per i minorenni, Antonina Pardo, che ha tenuto conto, infliggendo per questo una pena più contenuta, della parziale incapacità di intendere e volere rispetto al fatto accertata da una perizia psichiatrica. A sollecitarla erano stati i difensori del giovane imputato, gli avvocati Salvatore Manganello e Alberto Caffarello. Il pubblico ministero Massimo Russo aveva chiesto la condanna a 4 anni e 10 mesi.

Il ragazzo, che solo fra un paio di mesi compirà 18 anni, secondo quanto ha accertato il processo, avrebbe utilizzato un’arma da taglio colpendolo tre volte. Un fendente al fianco, in particolare, provocò la rottura della milza e la perforazione della pleura che rese necessario un intervento chirurgico. Il giovane si salvò dopo settimane di ricovero in cui finì pure in terapia intensiva. All’origine del tentato omicidio, avvenuto la notte fra l’1 e il 2 luglio, giorno del suo ventiquattresimo compleanno, un litigio provocato dalla richiesta di restituzione di uno scooter che il diciassettenne avrebbe rubato al fratello di Cuttaia.

L’aggressione avvenne all’esterno di uno stabilimento balneare di Mollarella. L’imputato si è sempre difeso sostenendo di essere stato aggredito per primo da Cuttaia e dai suoi amici in una fase iniziale della vicenda. Poco dopo ci sarebbe stato un secondo litigio ma, sempre secondo la versione della difesa che non è stata tuttavia ritenuta attendibile dal giudice, non avrebbe avuto intenzione di sferrare il fendente e si sarebbe trattato di un incidente dovuto alla concitazione.

Nella foto il luogo dell'aggressione

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