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Blitz antimafia, le famiglie di Lucca Sicula e Ribera volevano mettere le mani sugli appalti pubblici: sei arrestati I NOMI

Le ordinanze di custodia cautelare eseguite alle prime luci dell’alba dai carabinieri del comando provinciale di Agrigento. Le indagini della Dda sono partite dopo l’omicidio di Vincenzo Corvo nel 2020

I carabinieri hanno eseguito un provvedimento di ordinanza gautelare, emesso dal gio presso il Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia -, nei confronti di 7 indagati (dei quali 4 in carcere, 2 ai domiciliari e 1 obbligo di dimora). Sono accusati di far parte dell’associazione mafiosa denominata cosa nostra e, in particolare, del mandamento mafioso di Lucca Sicula e Ribera. Contestualmente sono state eseguite varie perquisizioni personali e locali. Le indagini, dirette dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo e condotta dal nucleo investigativo del comando provinciale di Agrigento, con l’ausilio di attività tecniche, nel periodo compreso tra aprile 2021 e luglio 2023, sono partite dopo l’omicidio di Vincenzo Corvo avvenuto nel mese di aprile 2020 e per il quale non sono stati ancora individuati gli esecutori materiali.

Tuttavia, l’attività ha consentito di evidenziare la piena operatività dell’associazione, documentando numerose riunioni finalizzate ad acquisire in modo diretto e indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti e vantaggi ingiusti, intervenendo sulle amministrazioni locali. In particolare, nel corso delle riunioni, Salvatore Imbornone (arrestato) di 64 anni a Lucca Sicula, ritenuto essere il reggente del mandamento mafioso di Lucca Sicula e Ribera, impartiva agli altri indagati direttive per realizzare: acquisizione della gestione o comunque del controllo delle attività economiche imprenditoriali e degli appalti pubblici; il rafforzamento del prestigio e delle capacità criminali della cosca attraverso il consolidamento dei rapporti con esponenti di altre province mafiose, in particolare con esponenti di rilievo di cosa nostra di Palermo competenti, per ragioni di territorio, a intervenire per la risoluzione di una controversia che interessava Giovanni Derelitto (ai domiciliari) di 74 anni di Burgio, ritenuto essere a capo della locale famiglia mafiosa; l’infiltrazione nelle istituzioni attraverso contatti con compiacenti esponenti delle amministrazioni locali.

Per quanto attiene al controllo sulle dinamiche imprenditoriali relative agli appalti pubblici, è stata documentata l’ingerenza della consorteria mafiosa in merito principalmente al completamento della rete fognaria di Ribera affidata ad una ditta di Favara con il coinvolgimento di Francesco Caramazza (arrestato), 51 anni di Favara e ritenuto essere un esponente della locale famiglia mafiosa. Sono state, inoltre, documentate ingerenze anche in merito ai lavori di manutenzione della SP 32, ai lavori urgenti sulla strada di collegamento Bivio Imperatore - Ponte Pedano e ai lavori lungo il tratto stradale della SP 47, localizzati nei territori di Villafranca Sicula, Ribera, Lucca Sicula e Burgio.

I nomi degli indagati

I destinatari delle misure cautelari, disposte al gip di Palermo su richiesta della Dda, sono: Salvatore Imbornone, 64 anni, di Lucca Sicula (carcere); Giovanni Derelitto, 74 anni, di Burgio (domiciliari); Francesco Caramazza, 51 anni, di Favara (carcere); Antonio Perricone, 53 anni, di Villafranca Sicula (carcere); Alberto Provenzano, 59 anni, di Burgio (in carcere), Giuseppe Maurello, 54 anni, di Lucca Sicula, (domiciliari). Al settimo indagato, Gabriele Mirabella, 38 anni, di Lucca Sicula, è stato contestato solo favoreggiamento e il giudice per le indagini preliminari ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza.

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