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Il rivenditore d'auto ucciso a Favara, indagato un vicino di terreno

Il delitto venne portato a termine lo scorso 7 dicembre, viene esclusa la pista mafiosa seguita in un primo momento

Svolta nelle indagini per l’omicidio del commerciante d’auto, Francesco Simone, ucciso con almeno quattro colpi di pistola lo scorso 7 dicembre in contrada Poggio muto a Favara.
Adesso c’è un indagato, formalmente iscritto nell’apposito registro dai magistrati della Procura della Repubblica di Agrigento. Si tratta del proprietario del terreno adiacente a quello della vittima, sul cui capo adesso pesa l’ipotesi di reato di omicidio volontario, porto e detenzione illegale di armi e munizioni. Il suo nome non è stato reso noto dagli inquirenti perché le indagini sono in una fase cruciale.

L’omicidio, dunque sarebbe maturato nell’ambito dei rapporti di vicinato e non – come era apparso sin da subito per le modalità di esecuzione – di assassinio per mafia. La svolta all’inchiesta si è avuta con la consegna di un primo rapporto giudiziario ad opera dei carabinieri del nucleo investigativo guidati dal tenente colonnello Luigi Balestra e dal tenente colonnello Vincenzo Bulla con il quale si tracciava un profilo dell’accaduto alquanto vicino a dinamiche originate da banali e futili motivi che avrebbero scatenato la furia omicida dell’assassino. I militari dell’Arma avrebbero individuato movente e presunto assassino già dopo le primissime investigazioni grazie ad alcune testimonianze e alcuni accertamenti svolti alla vecchia maniera in attesa delle risultanze dei rilievi tecnico-scientifici che non tarderanno ad arrivare. E senza spostarsi molto dal territorio di Favara. Nell’ambito di questa inchiesta, un’altra persona è stata indagata per false informazioni al pubblico ministero, per avere, secondo l’accusa, tentato di depistare le indagini. Gli inquirenti però non si fermano: il prossimo 25 gennaio si svolgeranno, nella sede dei carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche di Messina, gli accertamenti irripetibili sui reperti sequestrati sulla scena del delitto. Si tratta di accertamenti di natura biologica, microscopica e balistica che serviranno ad aggiungere un ulteriore tassello all’incessante attività investigativa dei carabinieri del Nucleo investigativo e dei militari della Tenenza di Favara. Accertamenti a cui assisterà anche l’avvocato dei familiari della vittima, Angelo Piraino (ed il difensore dell’indagato) Giuseppe Barba, che nominerà un consulente tecnico di parte. I risultati dell’approfondimento, unitamente alla relazione dell’autopsia effettuata dal medico legale Alberto Alongi, potrebbero fornire nuovi interessanti elementi all’indagine coordinata dalla Procura di Agrigento – il procuratore capo Giovanni Di Leo ed il sostituto Maria Barbara Grazia Cifalinò.

Proprio la notifica alle parti interessate dell’avviso di accertamenti irripetibili ha fatto scoprire le carte alla Procura, dovendo necessariamente – è un atto dovuto – comunicare ad indagato e parti civili l’avvio degli esami scientifici ad opera del Ris di Messina. Il 7 dicembre scorso, in contrada Poggio Muto veniva ucciso un uomo, con piccoli e datati precedenti, con almeno quattro colpi di pistola all’esterno della sua abitazione di campagna che, quasi quotidianamente, visitava. Un vero e proprio agguato che aveva fatto pensare ad una esecuzione di stampo mafioso. Ma della mafia non c’era nemmeno l’ombra.

Nel riquadro la vittima

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