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Sciacca, chiusa ex chiesa barocca: contenzioso sui lavori

Il restauro è fermo dal 2020, Italia Nostra: «Un bene monumentale di assoluto pregio come questo non può continuare a rimanere chiuso»

Chiusa la ex chiesa di Santa Margherita di Sciacca, bene monumentale barocco fondato nel XIV secolo da Eleonora d’Aragona, contessa di Caltabellotta. La decisione è stata necessaria per consentire i lavori da 800 mila euro, finanziati nel 2020 dalla Regione Siciliana, all’epoca guidata da Nello Musumeci, e volti al restauro degli stucchi dell’area absidale e alla realizzazione, all’interno dell’immobile, di un auditorium. Lavori che tuttavia, poco dopo essere iniziati, furono interrotti a causa di un contenzioso tra l’ente appaltante, la soprintendenza ai Beni culturali di Agrigento e la ditta appaltatrice, l'associazione temporanea di imprese Cogeca - Presedil di Favara.

«Da tempo evidenziamo la necessità che l’amministrazione comunale si faccia carico del problema nei confronti di soprintendenza e Regione siciliana», dice Calogero Segreto, presidente della locale sezione di Italia nostra. «Un bene monumentale di assoluto pregio come questo non può continuare a rimanere chiuso». L’ex chiesa di Santa Margherita è attigua ad un più ampio complesso monumentale, considerato tra i più ricchi di opere d’arte al suo interno, non a caso indicato sede del Museo regionale interdisciplinare di Sciacca, istituito nel 1991 con una legge regionale ma che non ha mai visto la luce. Eppure, nel 2021 l’allora soprintendente Michele Benfari ottenne dalla Regione uno stanziamento di 7 milioni e mezzo di euro per trasformare in realtà una norma approvata più di trent'anni fa.

Fondi che non si sono potuti ancora utilizzare e tuttora congelati che rischiano di essere utilizzati per altri scopi. Tra i tanti ostacoli che hanno impedito la nascita del museo c'è anche il fatto che il complesso di Santa Margherita, che nei secoli scorsi fu per qualche tempo un ospedale, è tuttora di proprietà dell’assessorato regionale alla Salute nonché sede della fondazione Pardo, ente istituito una ventina di anni fa dall’allora azienda ospedaliera di Sciacca con finalità di centro di ricerca e studio. È necessario liquidare questa società e risolvere problemi tuttora in sospeso, catastali e immobiliari.

Nell’idea dell’ex soprintendente Benfari, dentro il futuro museo potrebbe trovare posto anche la collezione archeologica di epoca preistorica appartenente al defunto avvocato Primo Veneroso. Collezione dichiarata di eccezionale interesse storico ed archeologico che la famiglia Veneroso si è detta disponibile a donare alla città a condizione di avere un luogo dove ospitarla.

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