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Bimba morta in grembo il giorno di Natale, ginecologa di Canicattì a giudizio

Secondo l'accusa il medico avrebbe omesso la diagnosi di ritardo di crescita del feto nonostante risultasse da un’ecografia effettuata 19 giorni prima dell’interruzione della gravidanza

A processo con l’accusa di avere provocato la morte in grembo di una bimba il giorno di Natale dell’anno scorso. Il procuratore di Agrigento Giovanni Di Leo ha disposto la citazione a giudizio della ginecologa Miriam Lo Porto, 38 anni, in servizio all’ospedale Barone Lombardo di Canicattì. Il medico, in particolare, secondo quanto emerge da una consulenza disposta nell’immediatezza dal pm Paola Vetro, avrebbe omesso la diagnosi di ritardo di crescita del feto nonostante risultasse da un’ecografia effettuata 19 giorni prima dell’interruzione della gravidanza.

La mancata indicazione della diagnosi sul cartellino clinico della paziente, secondo l’accusa, avrebbe fatto venire meno un elemento di conoscenza necessario per le successive visite. Inoltre gli esami delle urine e la pressione arteriosa elevata sarebbero stati elementi molto indicativi del ritardo di crescita. Il ricovero della paziente, secondo quanto ipotizza la procura, avrebbe potuto consentire la nascita prima del decesso come, invece, è avvenuto il 27 dicembre quando la donna trentenne partorì la propria bimba già morta almeno da 48 ore. L’udienza pre-dibattimentale, una sorta di filtro introdotto con la riforma Cartabia, è stata fissata per il 6 maggio davanti al giudice Rossella Ferraro. Il difensore del medico, l’avvocato Aldo D’Amico, in alternativa al dibattimento potrà chiedere il giudizio abbreviato o il patteggiamento. I genitori della piccola si costituiranno parte civile con l’assistenza degli avvocati Giacinto Paci e Diego Giarratana dalle cui denunce è stata avviata l’indagine che, in un primo momento, vedeva 13 indagati.

Nella foto l'ospedale di Canicattì

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