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Sequestro a scopo di estorsione a Palma di Montechiaro, 5 a processo

Per l'accusa rapirono una donna e per ben due volte, con la minaccia della pistola, provarono a costringerla a chiamare al telefono il fidanzato per raggiungerli in un posto da loro individuato a Camastra

Cinque rinvii a giudizio per l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione. Affiancarono l’auto su cui viaggiava una donna romena insieme al fidanzato e un amico connazionali, colpirono lo sportello con un oggetto contundente e, dopo averli costretti a fermarsi in una strada senza uscita, li minacciarono con una pistola e sequestrarono la donna picchiandola con schiaffi e pugni e costringendola a salire sul pianale del portabagagli dell’auto.

Dopo il rapimento provarono per ben due volte, con la minaccia della pistola, a costringerla a chiamare al telefono il fidanzato per raggiungerli in un posto da loro individuato a Camastra. Infine la chiusero dentro una roulotte e la lasciarono in un distributore di benzina con la minaccia di gravi conseguenze se avesse chiamato i carabinieri. Sette mesi dopo l’episodio, avvenuto a Palma il 23 aprile, cinque dei presunti protagonisti, che avrebbero progettato e realizzato l’assalto insieme ad altre persone non identificate, finiscono a processo.

Si tratta di Giuseppe Virone, 55 anni; Rosario Ruggeri, 43 anni; Gioacchino Arancio, 44 anni; Franco Arancio, 51 anni e Salvatore Di Maggio, 45 anni, tutti di Palma di Montechiaro. A decidere il rinvio a giudizio, come chiesto dal pubblico ministero della Dda, Alessia Sinatra, è stato il gup di Palermo, Cristina Lo Bue. Pare che all’origine del sequestro di persona ci fosse una rappresaglia legata a un furto ai danni di un centro scommesse di cui il fidanzato della 45enne era sospettato.

Sia la donna che il fidanzato hanno denunciato l’episodio ai carabinieri e hanno riconosciuto gli imputati da alcuni album fotografici. Virone e Di Maggio, in particolare, secondo la loro versione, avrebbero guidato le due auto con cui è stato messo a segno l’assalto. Gioacchino Arancio, invece, avrebbe impugnato la pistola e picchiato la donna.I cinque imputati non sono stati mai raggiunti da alcuna misura cautelare. La vicenda adesso approda in aula per il dibattimento. La prima udienza, davanti alla Corte di assise presieduta da Alfonso Malato, è in programma il 16 gennaio.

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