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A Lampedusa anche un bimbo di 3 anni trovato da solo nel deserto: lo ha portato con sé un giovane

Il neonato morto sul barchino subito dopo essere venuto alla luce è stato portato al cimitero di Cala Pisana, la mamma è in ospedale a Palermo

È nato e morto in mare, mentre il barchino, sul quale la mamma si era imbarcata, faceva rotta verso Lampedusa. Lo stesso «scoglio» dove è arrivato, nel pomeriggio, un piccino di 3 anni di cui non si sa nulla. A tenerlo per mano, tanto durante la traversata, quanto al momento dell’approdo a molo Favarolo, un giovane nordafricano che a polizia e volontari di Croce Rossa ha subito detto: «Non so chi sia, l’ho trovato nel deserto, era solo. L’ho portato con me per salvarlo, ma non è un mio familiare e non so come occuparmene».

Morte e speranza di vita migliore, ancora una volta, sulla più grande delle isole Pelagie dove appena due giorni fa era stata fatta una fiaccolata per commemorare il neonato di 5 mesi, figlio di una guineana, annegato quando il natante sul quale viaggiavano si è ribaltato. Poco dopo l’alba, a molo Favarolo, è stata portata l’ennesima, microscopica, bara bianca. A tenere stretto fra le braccia un fagottino avvolto da una coperta termica, una ragazza in lacrime. Il piccolo è nato durante il viaggio, iniziato da Sfax in Tunisia, in mezzo ad altre 39 persone. Un paio di vagiti appena e poi è spirato. Con strazio, non reggendosi neanche in piedi, la giovane ha lasciato cadere nelle mani dei volontari della Croce Rossa il cadavere del figlioletto.

Il neonato è stato portato nella camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana, mentre la donna è stata fatta salire su un’autoambulanza che l’ha trasferita al Poliambulatorio da dove i medici l’hanno subito trasferita, con elisoccorso, in un ospedale di Palermo. La salma del piccolo verrà, nelle prossime ore, sottoposta ad autopsia per stabilire quali sono state le cause della morte. Della donna nessuno sa niente, neanche i suoi compagni di viaggio.

Nel pomeriggio di ieri (16b settembre), in uno degli ultimi sbarchi sul molo, è arrivato, tenuto per mano, un piccolo di 3 anni. A prima vista, a polizia e Croce Rossa, sembravano padre e figlio o fratelli. Idee subito smentite dal giovane nordafricano: «Non lo conosco, non so chi sia. Era solo, abbandonato, nel deserto. L’ho preso con me, dovevo salvarlo». Nessuno conosce né il nome, né la nazionalità del piccino che, attualmente, è all’hotspot di contrada Imbriacola e per il quale si cercherà adesso un affidamento familiare. I poliziotti della squadra mobile stanno cercando, anche riascoltando il ragazzo, di raccogliere elementi utili per provare a comprendere di dove sia il bimbo che è impaurito, ma in perfetta salute.

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