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A Lampedusa lo strazio dei migranti ammassati: «C’è chi rovista nei cassonetti»

Una marea di persone è in attesa dei trasferimenti sulla terraferma. Anche donne e bambini piccolissimi in lotta con fame e sete

Dall’hotspot all’area di presidio dei vigili del fuoco, 400 forse 500 metri di strada - in contrada Imbriacola a Lampedusa - ricolmi di coperte termiche, scarpe, bottigliette d’acqua vuote, indumenti e tovaglie, dove aleggia un odore nauseabondo. E’ un «mare umano“ - scortato dai volontari della Croce Rossa - quello che anche stamattina è stato spostato perché è proprio dall’area dei vigili del fuoco che i migranti vengono caricati sugli autobus per raggiungere il porto dove verranno imbarcati su navi militari e traghetti di linea.

Donne, bambini, anche piccolissimi, giovani, tutti incolonnati per provare a cercare quello che sarà, chissà dove, il loro futuro. Hanno tutti lo sguardo smarrito, sono provati e qualcuno cerca di evitare il sole o sguardi indiscreti (quelli dei giornalisti) coprendosi con le coperte termiche. C’è però, invece, chi sorride ed è sicuro che da oggi, da Lampedusa, ricomincia la sua esistenza. A tenere sott’occhio le centinaia e centinaia di migranti, i poliziotti, con il neo dirigente del nascente commissariato di polizia: il vice questore Roberto Cilona, carabinieri e vigili del fuoco. Sono pochissimi coloro che da contrada Imbriacola si allontanano. E lo fanno solo perché hanno fame.

In via Roma, anche in mattinata, c’erano tanti giovanissimi, seduti sui marciapiedi, che mangiavano quello che erano riusciti a trovare o a comprare. Qualcuno ha anche rovistato nei cestini della spazzatura. La maggior parte, quasi tutti, sono rimasti fra l’hotspot e l’area di presidio dei pompieri, in attesa che fosse il loro turno per partire e andare incontro ad un futuro diverso. E’ emergenza umanitaria in contrada Imbriacola soprattutto, dove è evidente lo strazio di gente che non sa neanche che fine farà, ma non ci sono stati disordini, né problemi di ordine pubblico. I migranti sono tutti troppo stanchi, affamati e disorientati.

Alcuni, soprattutto i bambini, sono scalzi. Le donne, quelle più giovani, centellinano l’acqua della bottiglietta di mezzo litro distribuita loro dai volontari della Croce Rossa, per bere, ma anche, soprattutto, per lavarsi. Raggomitolati vicino ai container del reparto mobile dei pompieri, cercando ombra, ci sono mamme con bambini piccoli che giocano felici. Nell’hotspot di contrada Imbriacola, polizia, carabinieri e pompieri continuano a gestire migliaia e migliaia di migranti, pensando a velocizzare i trasferimenti verso la terraferma. Ma ci sono immagini che emozionano, che fanno ricordare a tutti, anche a chi è lì per servizio, che ci sono storie e vite che meritano di essere raccontate, nonostante le difficoltà della lingua.

Fra le centinaia di persone, ammassate nell’area di presidio dei pompieri, pronti dunque al trasferimento verso la terraferma, anche quella di una mamma che tiene in braccio un piccino di appena un mese. Sorride la giovane siriana. Sa di avercela fatta, almeno per il momento, e sogna di dare al figlioletto una vita diversa della sua. E poi c’è Cloe, tenuta stretta da mamma e papà, che richiamata dai colori di un casco da motocicletta, quello tenuto al braccio da un giornalista, si avvicina e cerca il contatto. Vuole indossare quel copricapo colorato con il disegno del sole, di un pappagallo, di una coppa di vittoria. E quando la piccola senegalese riesce finalmente a metterselo in testa manifesta tutta la sua gioia e, per ringraziare, manda e chiede alle persone che la circondano dei bacini con la mano.

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