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Dopo 40 anni di cause per l'esproprio di terreni, risarciti gli eredi di una donna di Canicattì

Gli appezzamenti non erano stati utilizzati dal Comune per realizzare gli alloggi popolari, da qui una lunga serie di ricorsi fino al pronunciamento del Cga

I giudici d’appello del Cga hanno condannato il Comune di Canicattì a risarcire gli eredi di una donna dopo una lunga serie di ricorsi. Il Comune agrigentino nel 1984 aveva espropria alcuni terreni per la costruzione di case popolari. Alla fine dei lavori alcuni appezzamenti non sono stati utilizzati e gli eredi della donna ne chiedono la restituzione.

Una richiesta inevasa che dà il via ad una sfilza di ricorsi davanti al giudice amministrativo. L’ultimo atto è l’annullamento con lui è stata respinta la richiesta di restituzione dei terreni. Il «danno da ritardo» è stato quantificato per 15 mila euro. Ad assistere gli eredi gli avvocati Girolamo Rubino e Armando Buttitta che hanno dimostrato ai giudici in questi anni come l’amministrazione ha costretto i loro assistiti ad una lunga e faticosa attività giudiziaria.

Una tesi condivisa dai giudici amministrativi secondo cui, c’è stato «un comportamento gravemente negligente del Comune di Canicattì», visto che «la condotta dell’amministrazione ha lungamente ritardato, in assenza di valide motivazioni, l’emanazione del provvedimento volto alla restituzione ai cittadini delle aree espropriate e non utilizzate per la realizzazione dell’opera pubblica». Un ostruzionismo costato al Comune 15.000 per il danno, e 4.000 per le spese legali.

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