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Aragona, restaurato da una ditta di Chiusa Sclafani l'organo a canne della chiesa madre

Sarà inaugurato oggi alle 18.30, durante la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Ignazio Zambito, alla quale seguirà un concerto di Diego Cannizzaro

Oggi sarà inaugurato l’organo a canne della chiesa madre di Aragona, dopo il restauro affidato alla ditta specializzata Colletti di Chiusa Sclafani. L'appuntamento, alle 18.30, durante la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Ignazio Zambito, alla quale seguirà un concerto di Diego Cannizzaro.

Quello della chiesa madre è l'unico organo esistente e funzionante ad Aragona, a fronte di un patrimonio organario, di notevole valore, ormai andato irrimediabilmente perduto. Si sa poco dell'organo storico della chiesa madre. Gli archivi parrocchiali ne danno notizia fin dall’anno 1711. Null'altro sulle caratteristiche, disposizione fonica o altre informazioni. Posto su una cantoria, sul lato destro della navata in prossimità del transetto, a trasmissione meccanica, venne irrimediabilmente smantellato negli anni Ottanta. Solo nel 1992 venne costruito lo strumento attuale, che si sviluppa in due corpi strutturali: il primo, contenente i registri del grande organo nonché quelli della pedaliera, posto sulla cantoria prima occupata dallo strumento preesistente, il secondo contenente i registri dell’organo espressivo, posto in una seconda cantoria, speculare alla prima all’uopo costruita in luogo dell’antico pulpito.

Acquisiti ben tre progetti di restauro di rispettive rinomate case organarie, dopo attenta valutazione si è optato per l’intervento più radicale, che conservando le caratteristiche foniche dello strumento, ne garantisse la piena e duratura funzionalità: in particolare, oltre agli opportuni interventi conservativi, è stato integralmente sostituito l'impianto di trasmissione con un moderno sistema di organ drive digitale, nonché istallata una nuova e più funzionale consolle e organizzato in modo più razionale lo spazio dei corpi fonici nelle cantorie. Si è riusciti anche a realizzare un ampliamento con un ulteriore registro da 8' al pedale. La fase conclusiva di intonazione e successiva accordatura hanno restituito uno strumento ben proporzionato e coerentemente inserito nel contesto architettonico ed acustico della chiesa, dalle caratteristiche proprie di un organo ceciliano, con corposi registri di fondo, che lo rendono prevalentemente funzionale al servizio liturgico.

Si tratta di uno strumento di ridotte dimensioni, con circa mille canne con 16 registri reali, ma con possibilità sonore che forniscono una tavolozza di colori con la quale è possibile esplorare le pagine più diverse della letteratura organistica. La parrocchia è riuscita a far fronte all'impegnativa opera, non tralasciando tantissime altre iniziative, esclusivamente con fondi propri reperiti grazie ad un'attenta gestione delle risorse. Per il parroco, don Angelo Chillura, «restaurare un’opera d’arte significa riannodare i rapporti con il passato e proiettarlo verso le generazioni future. L’organo nasce a servizio del culto e della liturgia. Nello stesso tempo, per i nostri avi, costituiva anche l’unica opportunità di fruizione musicale, prima dell’avvento della radio e della tv».

La chiesa madre di Aragona

Il recupero rappresenta principalmente un atto di obbedienza al magistero della Chiesa, che attribuisce all’organo il ruolo di strumento per la liturgia per eccellenza: basti pensare che la costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium prescrive che «nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti». L’organo a canne viene preferito al più economico elettrofono, perché l’Ordinamento generale del messale romano invita i fedeli ad utilizzare nella liturgia segni e simboli veri: solo l’organo a canne restituisce uno suono «vero», acustico e non sintetico, prodotto dalla vibrazione dell’aria dentro la canna. La riconsegna dell’organo alla comunità rappresenta, secondo la parrocchia, il punto di partenza di un percorso attraverso il quale acquisire maggiore consapevolezza del ruolo e della dignità della musica nella liturgia, che con la sua straordinaria potenza espressiva ed artistica si pone come «umile ancella» della parola.

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