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Modena, 60enne colta da infarto in un negozio: infermiera di Licata le salva la vita

Le infermiere Iole Sacco (a sinistra), la direttrice Elisabetta Bertellini (al centro) e Maria Crapanzano (a destra)

E' stato provvidenziale il gesto di Maria Crapanzano, infermiera di Licata che da molti anni lavora a Modena, al Policlinico "Baggiovara". Libera dal servizio, insieme ad una collega, l'infermiera ha salvato la vita ad una donna colpita da aneurisma cerebrale in un negozio di abbigliamento in centro a Modena.

"Sono stati attimi concitati - racconta l'infermiera siciliana, in sevrvizio nella Terapia intensiva dell’ospedale dal 2006 - perché ci siamo trovate a operare fuori dal nostro ambiente di lavoro, senza la strumentazione e in ambiente dove serpeggiava il panico. C'erano clienti che erano paralizzati dalla paura. Per fortuna eravamo insieme, così abbiamo potuto aiutarci: abbiamo rianimato la signora per 18 minuti. L’arrivo dell’ambulanza è stata una liberazione: quando i colleghi hanno intubato la paziente, abbiamo potuto rilassarci".

"Io e la mia amica e collega Maria Crapanzano -  racconta l'altra infermiera, Iole Sacco - ci siamo rese conto che una cliente del negozio aveva un problema serio. Una donna di sessant’anni, infatti, aveva avuto un malore in un camerino ed era priva di sensi, in arresto cardiaco. Ci siamo qualificate subito come infermiere e abbiamo iniziato le manovre di rianimazione in attesa che arrivasse l’ambulanza, prima manualmente poi con il defibrillatore che ci è stato portato dal vicino ufficio postale".

"Siamo molto orgogliosi del lavoro di Iole e Maria - ha detto Elisabetta Bertellini, a capo del rearto di  Terapia intensiva - . Il loro intervento ha consentito di limitare i danni in attesa dell’ambulanza. Il resto lo ha fatto l’ottimo livello dei professionisti dell’ospedale civile. Complimenti a tutti i miei collaboratori, sia ai medici sia al personale infermieristico".

La paziente è stata portata all’ospedale dove l’equipe di Neurochirurgia l’ha operata per l’aneurisma cerebrale che aveva causato l’arresto cardiaco. Poi il trasferimento in Medicina Interna per iniziare il percorso riabilitativo.

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