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Agrigento, mafia rurale e traffico di droga: condanna definitiva per il pentito Quaranta

La sede della Corte di Cassazione

Condanna definitiva per il pentito Giuseppe Quaranta e per Girolamo Campione, 44 anni, di Burgio, nell’Agrigentino. Processo da rifare, per ragioni diverse, per il presunto boss di Santa Elisabetta, Francesco Fragapane, e il favarese Salvatore Montalbano, 30 anni.

La Corte di Cassazione mette i primi punti fermi ma ordina un altro giudizio in Corte di appello nell’ambito del procedimento scaturito dalla maxi inchiesta «Proelio», che ha sgominato un presunto traffico di cocaina e furti di bestiame con la regia della mafia delle province di Agrigento e Ragusa. La pena più alta, 20 anni di carcere, peraltro ridotta di un terzo per effetto del giudizio abbreviato, era stata decisa in due gradi di giudizio per il quarantaduenne di Santa Elisabetta, Francesco Fragapane, condannato pure nell’inchiesta «Montagna», dove viene delineato il suo ruolo di capo del mandamento e aspirante capo provincia di Cosa Nostra, e condannato alla stessa pena.

Nei suoi confronti i giudici hanno confermato le singole accuse di detenzione illecita di droga e cessione ma - accogliendo in parte il ricorso dell’avvocato Valerio Vianello Accorretti - hanno ordinato un nuovo processo per l’accusa, ben più grave, di aver fatto parte dell’organizzazione criminale.

Nuovo processo pure per il trentenne Salvatore Montalbano di Favara (difeso dall’avvocato Daniela Posante), condannato a cinque anni in primo grado e in appello, che adesso sarà nuovamente processato per valutare la sussistenza dell’aggravante di avere agito in almeno tre persone. Cinque anni e quattro mesi, pena ridotta oltre che per il rito anche per le attenuanti speciali previste dalla legge sui collaboratori di giustizia, che diventa definitiva per il pentito Giuseppe Quaranta, 52 anni, ex capo mafia di Favara e braccio destro dello stesso Fragapane: i giudici, malgrado nelle sue rivelazioni si sia detto estraneo, lo ha riconosciuto colpevole di essere partecipe all’associazione che gestiva droga e furti di bestiame come forma di finanziamento delle famiglie mafiose. Il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile come quello nei confronti di Campione condannato definitivamente a 6 anni.

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