I reflui fognari dei cinque impianti di sollevamento, senza alcun trattamento, sarebbero finiti in mare rendendo l’acqua «anche a 20 metri dalla costa di Lampedusa estremamente torbida ed emanante un forte odore di fogna». E’ questa l’accusa principale mossa dal pubblico ministero Paola Vetro nei confronti dei 18 imputati nei cui confronti è stato chiesto il rinvio a giudizio. Fra questi il sindaco dell’isola, Salvatore Martello, il suo predecessore Giusi Nicolini; i responsabili dell’impresa Nurovi, ditta aggiudicataria ed esecutrice dell’appalto per l’ampliamento dell’impianto di depurazione ovvero Sonja Nunziatina Cannizzo, 52 anni; Mattia Mondello, 31 anni ed Emanuele Mondello, 63 anni; il direttore tecnico dei lavori Luigi Fidone, 47 anni; l’ingegnere Salvatore Stagno, 51 anni, responsabile unico del procedimento; Marco Lupo, 53 anni; Maurizio Pirillo, 60 anni e Salvatore Cocina, 63 anni, che hanno ricoperto negli anni il ruolo direttore generale del dipartimento Acque e rifiuti.
E poi ancora, nella lista degli imputati, Manlio Maraventano, 54 anni; Francesco Brignone, 59 anni e Calogero Fiorentino, 66 anni, responsabili del settimo servizio del Comune di Lampedusa; Felice Ajello, 65 anni, dirigente di settore del dipartimento Acque e rifiuti; Marcello Loria, 67 anni, anch’egli dirigente del dipartimento, Giovanna Taormina, 56 anni, rappresentante di una ditta che si è occupata di smaltimento dei rifiuti in un cantiere; Giuseppe Tornabene, 69 anni e Giuseppe Dragotta, 62 anni; questi ultimi due direttori dei lavori. Fra i reati ipotizzati l’abuso di ufficio, l’omissione di atti di ufficio, l’inquinamento ambientale e il danneggiamento. La contestazione principale è quella di avere consentito, a partire dal 2015, lo scarico dei reflui provenienti dai cinque impianti di sollevamento «non sottoposti ad alcun trattamento deteriorando il mare». I valori, secondo l’atto di accusa della procura, sarebbero stati superati in maniera «macroscopica». L’ex sindaco Nicolini, insieme a Maraventano, Stagno, Pirillo, Ajello, Cocina e Loria, risponde di abuso di ufficio perchè avrebbe omesso di risolvere il contratto con l’impresa Nurovi. L’udienza preliminare era in programma in mattinata davanti al gup Stefano Zammuto ma è stata rinviata al 5 luglio perchè alcune notifiche non sono andate in porto. L’indagine, negli anni scorsi, ha portato al sequestro del depuratore.
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