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La Sea Watch 4 trova riparo a Porto Empedocle: sbarcati 129 migranti

Ottantanove sono stati «caricati» sulla nave quarantena «Rhapsody», gli altri 40 – tutti minori non accompagnati – sono stati invece trasferiti nelle strutture d’accoglienza dell’Agrigentino. Sono 129 i migranti, e tutti dovranno adesso effettuare il periodo di sorveglianza sanitaria anti-Covid, che sono sbarcati ieri mattina dalla Sea Watch4 a Porto Empedocle.

La nave umanitaria doveva andare, secondo quanto disposto venerdì sera, a Trapani: quello era il «porto sicuro» che le era stato assegnato. Durante la notte però, a causa del peggiorare delle condizioni meteo, la nuova decisione: è stata prescelta Porto Empedocle. Subito, la Prefettura di Agrigento – d’intesa con il Viminale – s’è messa al lavoro ed ha consentito di trovare la sistemazione, per effettuare appunto la sorveglianza sanitaria anti-Covid, per tutti i migranti che erano stati soccorsi, nei giorni passati, in due diverse operazioni, nel Mediterraneo centrale. Il primo gruppo si trovava sull’imbarcazione da circa una settimana. Il mare mosso ha intanto bloccato la traversata di barchini e barconi. Da più giorni infatti non si registrano approdi su quella che è la porta d’Europa: Lampedusa.

Il sindaco delle Pelagie, Totò Martello, ieri, è stato a Firenze ed è intervenuto al Forum dei sindaci e dei vescovi del Mediterraneo che s’è tenuto a palazzo Vecchio. «Firenze è il cuore dell’Italia più storica e ammirata, Lampedusa è il punto più estremo d’Europa: siamo fisicamente lontani ma oggi idealmente vicinissimi tra noi – ha detto - . Sostenendo con piena convinzione il processo avviato dal sindaco di Firenze Dario Nardella e riconoscendoci nel percorso della Cei sulla strada tracciata dal santo padre Papa Francesco, proponiamo che il cammino di Firenze per il Mediterraneo e quello di Lampedusa per la Pace si intreccino saldamente, per rilanciare il ruolo centrale delle comunità e dei territori nella costruzione del futuro. Da tre decenni - ha proseguito Martello - Lampedusa affronta, con i suoi 6.000 abitanti, un transito continuo di persone in fuga, nella speranza di una vita migliore. Abbiamo incontrato morte e salvezza, sogni e angosce irripetibili, la speranza e l’orrore. Ed in questi anni, troppo spesso, ci siamo trovati da soli a dover reggere il peso dell’accoglienza umanitaria. Ma di fronte agli sguardi spaventati di chi è arrivato abbiamo sempre risposto con la semplicità e la solidarietà di una comunità di pescatori».

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