Era Milano il centro del traffico di migranti che arrivavano dall’Afghanistan e dall’Africa centrale e venivano aiutati ad arrivare in altre parti d’Italia ma soprattutto nel Nord Europa, in particolare in Francia via terra, servendosi anche di servizi di carpooling.
Sgominate due bande
Due diverse bande sono state sgominate dalla squadra mobile di Milano guidata da Marco Calì, in una indagine durata circa un anno coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia. Dieci le persone arrestate, sei camerunensi e quattro afgani, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; sei quelle ricercate, quattro del paese africano e due asiatici.
Il lavoro investigativo partito da Lampedusa
Il lavoro investigativo è partito da Lampedusa dove anche oggi ci sono stati nuovi sbarchi, con due barconi intercettati fra la notte scorsa e l’alba dalle motovedette della guardia di Finanza - uno con 83 uomini, uno con un centinaio di passeggeri - a cui si è aggiunto in giornata il soccorso a un barcone con a bordo 36 migranti, fra cui 12 donne e due minorenni. Arrivi continui, come i 225 di ieri, che lasciano in sovrappopolazione il centro di accoglienza dell’isola nonostante 110 migranti siano stati trasferiti a bordo della nave quarantena Aurelia.
In Sicilia la presenza di cellule di trafficanti di esseri umani
Proprio fra i migranti arrivati sull’isola, la polizia ha avuto segnali della presenza di qualche cellula di trafficanti di esseri umani a Milano. Il monitoraggio che si fa costantemente ha portato a individuare i camerunensi e a delineare la loro organizzazione, con ritrovi di riferimento alcuni bar nella zona della stazione Centrale. Con l’autorizzazione del capo della Dda di Milano Alessandra Dolci e dei pm Adriano Scudieri e Stefano Ammendola, sono iniziate le attività tecniche, ovvero le intercettazioni, l’analisi dei dati di traffico telefonico degli indagati e i controlli. I compiti nell’organizzazione erano ben definiti. C’era chi era deputato nell’accoglienza dei migranti al loro arrivo a Milano, chi dei tragitti, chi dei documenti. I migranti, che pagavano per questo servizio 500 euro a testa, venivano poi ospitati in appartamenti affittati da connazionali dove restavano alcuni giorni mentre venivano preparati accuratamente i viaggi via terra verso le città europee, servendosi ad esempio di bla bla car. Cioè trovando persone assolutamente ignare che cercavano qualcuno con cui dividere le spese di lunghi viaggi in auto. E scegliendo percorsi dove meno probabili erano i controlli. Un lavoro che gli investigatori hanno descritto come «meticoloso».
Venivano forniti anche documenti falsi
In alcuni casi le partenze sono state bloccate con la scusa di controlli casuali. Ai viaggiatori venivano forniti anche i documenti, in alcuni casi falsi, in altri semplicemente di altre persone sperando che gli autisti delle macchine o gli eventuali controllori alla dogana non si accorgessero della differenza. E grazie ai controlli fintamente casuali la polizia ha sequestrato anche alcuni di questi passaporti e carte di identità. Nel seguire la banda camerunense, gli agenti della Mobile - la seconda sezione si occupa specificamente di contrasto all’immigrazione clandestina - hanno scoperto anche un’organizzazione parallela afgana che aveva modalità simili, con qualche differenza negli spostamenti. In diversi casi infatti gli afgani si sono mossi in treno - e anche in questo caso, per identificare i trafficanti di esseri umani e i migranti sono stati essenziali i controlli fintamente casuali fatti dalla Polfer su due treni. I migranti venivano accompagnati nella zona di Imperia e Ventimiglia, al confine con la Francia e poi, dopo qualche giorno in ricoveri di fortuna, erano portati oltreconfine o lasciati nelle vicinanze perché proseguissero a piedi. Fra le due bande sono in tutto 29 i viaggi documentati nell’indagine.
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